Il Digital Service Act (DSA) potrebbe essere approvato in via definitiva già entro la fine di aprile.
Ne è convinta la vice presidente Ue e commissaria Antitrust, Margrethe Vestager, prima sostenitrice del progetto. “C’è uno slancio molto forte. E la leadership della presidenza francese potrebbe permetterci di finalizzare il DSA entro la fine di aprile”.
Il DSA impone alle piattaforme online di vigilare sui propri contenuti online. Pena: multe fino al 6% del fatturato globale.
La normativa Ue sull’argomento nasce con lo scopo di garantire più sicurezza agli utenti, anche tramite l’accesso ai dati personali. Inoltre, il DSA imporrà agli Over The Top un maggiore gradi di responsabilità sui contenuti pubblicati sulle loro piattaforme.
Ha l’obiettivo, inoltre, di rivedere il regime di responsabilità previsto dalla direttiva sul commercio elettronico in relazione ai servizi digitali, affrontare le problematiche associate al ruolo di “gatekeeper” delle piattaforme digitali e rivalutare i concetti di “potere gatekeeper” e “potere di mercato”.
Altri scopi sono quelli di garantire una maggiore trasparenza in materia di advertising online e smart contracts, di tutelare la situazione dei lavoratori delle piattaforme online e di individuare quale struttura di governance potrebbe essere richiesta per completare il mercato unico dei servizi digitali e come i regulators potrebbero lavorare in modo più efficace.
Vestager la scorsa settimana ha ottenuto il via libera per l’altra proposta digital fa parte del pacchetto europeo: il Digital Markets Act (DMA). L’obiettivo, in questo caso, è quello di contrastare le pratiche sleali e l’abuso di posizione dominante sui mercati digitali delle Big Tech. Il DMA dà sei mesi di tempo per conformarsi alle regole. Le imprese, tuttavia, dicono che è troppo breve per una legislazione così complessa.
“Beh, in realtà sia noi nel nostro lavoro che le aziende dovrebbero essere molto felici che abbiamo sei mesi perché è stata una delle cose che sono state intensamente discusse durante i negoziati”, ha commentato Vestager. “E poiché sia i divieti che gli obblighi sono cose che provengono dalla giurisprudenza consolidata, non credo che per nessuno di loro sia una grande sorpresa”.
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