Sui feed di Facebook ci saranno sempre meno articoli giornalistici e più video.
Secondo un’indiscrezione di Axios, Facebook abbandonerà la modalità Instant Articles entro aprile 2023. Instant Articles permetteva di accedere a link pubblicati da giornali online rimanendo sulla piattaforma, senza passare al sito web della testata. Per il lettore si accorciavano i tempi di attesa per il caricamento dell’articolo e poteva fruire immediatamente del contenuto.
Probabilmente poco cambierà dal punto di vista giornalistico. Non tutte le testate si sono avvalse, nel tempo, della funzione di Instant Articles. È il caso del Guardian che, dopo averla inizialmente utilizzata, ha ritenuto più utile reindirizzare il consumatore verso il proprio sito per ottenere sia una maggiore fidelizzazione del pubblico, sia una più alta monetizzazione dei contenuti.
Infatti, gli editori si sono accorti che i guadagni, usando Instant Articles, erano scarsi. Meno persone vedevano le pubblicità sui giornali, visto che Facebook non reindirizzava l’utente sul sito. Questo causava una perdita di introiti. Perciò, i giornali stessi si sono impegnati per migliorare la velocità di caricamento degli articoli.
Matt Navarra, un consulente di social media, commentando la scelta dell’azienda con PresseGazette, ha dichiarato che “la maggioranza degli editori non verserà nemmeno una lacrima per la scomparsa di Instant Articles”.
Meta adesso punta alla condivisione dei video (in particolare dei Reels). L’obiettivo è di rendere il feed dei consumatori più simile a quello di Tik Tok, con la bacheca incentrata su consigli di contenuti che potrebbero piacere all’utente, in base al lavoro degli algoritmi.
L’azienda di Menlo Park sostiene che gli utenti sono molto meno interessati a leggere contenuti politici e giornalistici e che preferiscono trascorrere tempo scorrendo video.
“Attualmente, meno del 3% di ciò che le persone in tutto il mondo vedono nel feed di Facebook riguarda post con collegamenti ad articoli di notizie e […] come azienda non ha senso investire eccessivamente in aree che non si allineano con le preferenze degli iscritti”, è la spiegazione di Erin Miller, portavoce di Meta.
Articolo di Y.F.B.
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