Lo scorso 9 dicembre Il Parlamento europeo (Pe) ha approvato la proposta di regolamentazione ufficiale dell’Intelligenza Artificiale (IA), l’AI Act.
“Garantire che l’Intelligenza Artificiale in Europa sia sicura, rispetti i diritti fondamentali e la democrazia, dando allo stesso tempo la possibilità alle imprese del settore di prosperare ed espandersi”. Questo il sentimento che ha animato il dibattito degli Europarlamentari sulla proposta dell’AI Act.
Il comunicato spiega le nuove regole, le limitazioni e i diritti che consumatori e providers sono tenuti a rispettare.
Dopo nuovi limiti sul deep fake e sulla tutela della privacy, l’Ue decide di istituire un AI Office a Bruxelles per la mitigazione dei rischi dell’IA.
Ma soprattutto, si è discusso approfonditamente della questione della trasparenza da parte delle big tech su algoritmi e dati.
Nonostante questo testo sia un “passo significativo nello sviluppo AI incentrato sull’uomo”, come ha affermato Alessio Butti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione, ci sono ancora alcuni punti sull’uso dei dati che sollevano perplessità.
Per quanto le tecnologie IA che conosciamo siano promettenti, hanno tuttavia un “impatto significativo sul modo in cui i contenuti vengono creati, distribuiti e consumati”, oltre a “implicazioni fondamentali per i diritti di proprietà intellettuale dei creatori di contenuti, compresi gli editori, sollevando preoccupazioni sull’uso di materiale protetto da copyright senza un’adeguata autorizzazione o licenza”. Questo il punto di vista degli editori europei (delle Associazioni EMMA e ENPA) che hanno ancora dubbi sulla proposta di regolamentazione.
“In un momento in cui rimangono molte domande senza risposta sull’impatto dei sistemi di IA, in particolare dei sistemi di IA generativa non si può non sottolineare l’importanza di garantire una trasparenza e una documentazione di base sui dati di addestramento o di input immessi in questi sistemi”. Queste le loro principali perplessità delle due associazioni sui temi della trasparenza degli algoritmi e la gestione di dati usati per l’addestramento dei sistemi di IA.
Per quanto riguarda la salvaguardia del singolo utente, inoltre, il testo proposto prevede soltanto il diritto di presentare reclami e di ricevere spiegazioni dall’AI Office o dall’Autorità designata dal Paese di riferimento. Non sono previsti, dunque, dei meccanismi di tutela diretta, ma si tratta di una disposizione “debole”.
Le tempistiche di approvazione della proposta sono tuttavia ancora a lungo raggio. Il testo deve essere ancora approvato dal Parlamento e dal Consiglio europeo ed entrerà in vigore non prima del 2026.
Articolo di T.S.
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