Deepfake ed erosione della credibilità delle notizie, una questione di fiducia

Possiamo mettere in discussione una notizia raccontata o scritta, ma tendiamo a non mettere mai in dubbio ciò che vediamo. Non a caso, si dice “l’ho visto con i miei occhi” per sottolineare che qualcosa è vero e indiscutibile. Tuttavia, nell’era dei deepfakes, non possiamo più fidarci completamente neanche dei nostri occhi.

Il caso Tom Hanks

È notizia di questi giorni che l’attore premio Oscar Tom Hanks ha lanciato un campanello d’allarme sul proprio profilo Instagram riguardo a uno spot promozionale di in piano assicurativo dentistico, che utilizzava la sua immagine, rielaborata attraverso una tecnica di intelligenza artificiale chiamata “deepfake”. Una falsa rappresentazione così convincente da costringere lo stesso Hanks a intervenire per chiarire che non aveva nulla a che fare con quel video.

Un episodio che fa riflettere sull’evoluzione delle fake news e sull’ingresso dei deepfakes nel panorama mediatico. Se in passato bastava un’attenta lettura e verifica delle fonti per riconoscere una notizia falsa, oggi ci troviamo di fronte a contenuti visivi e audio praticamente indistinguibili dalla realtà.

Ma cosa sono esattamente i deepfake? Si tratta di filmati che presentano immagini corporee e facciali catturate in Internet, rielaborate e adattate a un contesto diverso da quello originario tramite un sofisticato algoritmo. Un video montato ad arte senza che il protagonista abbia girato una sola posa.

Deepfakes e disinformazione

Prendiamo ad esempio il report di NewsGuard, che ha segnalato una serie di video su TikTok (17 per la precisione) con narrazioni AI che collegavano l’ex presidente americano Barack Obama alla morte del suo chef personale, oppure che presentavano Oprah Winfrey come “trafficante sessuale”.

Questi contenuti non solo sono gravemente diffamatori, ma hanno raggiunto milioni di persone in un brevissimo periodo di tempo. Che impatto potrebbero avere notizie che lanciano un allarme o come già accaduto, video che riportano dichiarazioni delicate come quelle relative a scenari di guerra?

La risposta del Fact-Checking

In risposta a questa crescente minaccia di disinformazione, PolitiFact si è affermata, sul come una delle principali risorse di fact-checking sul territorio nordamericano. Tuttavia, non è l’unico strumento nel repertorio di Poynter, un istituto media nonprofit che fornisce verifica di fatti e informazioni, alfabetizzazione mediatica e formazione sull’etica giornalistica sia ai cittadini che ai giornalisti. Oltre a PolitiFact, Poynter ha lanciato MediaWise, un’iniziativa mirata a educare i giovani su come distinguere le notizie false da quelle vere online. Programmi spesso supportati da motori di ricerca e social network usati come trampolini di lancio per renedere virali queste false notizie.

Ma tanto non basta rispetto al dilagare del fenomeno. Dopo il lancio “dell’amo”, la fake trova spesso supporto negli utenti stessi che si trasformano in divulgatori di notizie che nulla o poco hanno di corrispondente alla verità e che nella maggior parte dei casi servono a scopi di dirottamento dell’opinione pubblica o molto più semplicemente di un ritorno economico illecito.

Il Fenomeno in Italia

Non solo gli Stati Uniti, ma anche l’Italia non è immune da questi fenomeni. Infatti, il Garante per la Protezione dei Dati Personali, l’organo italiano di vigilanza sulla privacy, ha espresso preoccupazione riguardo alla divulgazione dei deepfakes, mettendo in luce i rischi legati alla violazione della privacy e alla diffusione di informazioni false e potenzialmente dannose per gli individui.

Non sono ancora molti gli strumenti in Italia, più o meno indipendenti, che si possono utilizzare per smascherare le false, ne citiamo alcuni come le pagine  Bufale.net o Butac, o Pagella Politica che però segue la coerenza delle dichiarazioni politiche. Poco o nulla ancora per contrastare il deepfake.

Una questione di fiducia

Tuttavia, nonostante l’importante lavoro di organizzazioni come PolitiFact e MediaWise, la vera difesa contro le fake news e i deepfakes rimane la formazione del pubblico. Gli utenti, armati di senso critico, devono apprendere a confrontare le fonti e a ricercare informazioni da testate giornalistiche affidabili.

In un’epoca in cui si parla di “infodemia“, dovuta all’abbondanza di notizie (vere e false) a cui siamo esposti ogni giorno, la capacità di discernere diventa fondamentale. Ritornare a dare fiducia alle testate giornalistiche e ai professionisti dell’informazione è un altro passo cruciale.