Dopo l’annuncio di Google sul nuovo strumento, chiamato Privacy Sandbox, per la vendita della pubblicità online, che non prevedrebbe più l’utilizzo dei cookies, gli editori Ue esprimono “seria preoccupazione” per le sorti dell’editoria digitale che, per la maggior parte, ha come unico modello di business quello basato sulla pubblicità.
Il nuovo progetto di Mountain View, secondo loro, “influenzerà il mercato pubblicitario e sconvolgerà il modello di business della stampa digitale”, oltre a consentire al colosso dei motori di ricerca di “espandere ulteriormente il proprio monopolio dei dati”.
“Qualsiasi cambiamento di questo tipo interesserà in modo sproporzionato i giocatori più piccoli, che non possono adattare il loro modello di business in modo significativo alla nuova soluzione proposta da Google. Tutti i modelli di business basati sui dati a lungo termine dipenderebbero completamente e assolutamente da Google, che può decidere e modificare unilateralmente e senza conseguenze qualsiasi regola”.
“Un cambiamento così radicale non deve essere deciso da un gigante tecnologico privato”, avvertono le associazioni degli editori Ue (Enpa ed Emma in una nota congiunta) che intendono rivolgersi alle istituzioni Ue affinché, tramite le normative sui mercati digitali presentate a dicembre scorso e in via di approvazione (ovvero il Digital Services Act e il Digital Markets Act), agiscano “per limitare il potere discrezionale delle piattaforme gatekeeper, salvaguardare la concorrenza leale e la sostenibilità della stampa in Europa”.