Piattaforme online e libertà di espressione: “un intreccio di contraddizioni”

I fatti statunitensi degli ultimi giorni, seppur non riguardanti il nostro Paese, dovrebbero attirare la nostra attenzione almeno per ciò che riguarda la libertà di espressione ed il ruolo dei social network, faccende che, USA o non USA, ci riguardano profondamente da vicino. 

Riguarda ognuno di noi, infatti, la gestione da parte degli OTT della situazione, la chiusura dei profili del Presidente Trump, imposti da Twitter, Facebook e Instagram. 

Trump ha incitato alla violenza, ha spinto e poi appoggiato la violenta irruzione nel Congresso da parte di alcuni suoi sostenitori più accesi, ma le piattaforme che ruolo hanno avuto nel pre e nel post disordini? Secondo Politico, i senatori e i deputati democratici sarebbero “furiosi” per il ruolo che a loro giudizio avrebbero avuto le piattaforme social nell’assalto a Capitol Hill. L’attacco sembrava essere stato organizzato totalmente sui social, il discorso del Presidente su Twitter ha fatto il giro del mondo e soprattutto, durante l’assalto, il tutto è stato seguito e diffuso in primis sui social. 

Per i Dem, quello che è stato fatto dalle piattaforme social per limitare ed eliminare tutti i contenuti che incitano alla violenza o diffondono disinformazione politica ed elettorale, è troppo poco, se non nullo. 

“Ovviamente la questione pone un intreccio di contraddizioni. È chiaro che nel fatto che dei mezzi di comunicazione che hanno sede negli Stati Uniti si trovino a silenziare il presidente in carica degli Stati Uniti c’è un elemento di contraddizione, di sfida. È però anche vero che l’uso da parte di Trump dei social è stato sicuramente fuori misura”. Così il direttore del Tg La7, Enrico Mentana, che spiega ad Adnkronos la sua posizione in merito al dibattito scatenatosi sul ruolo dei social network sulla faccenda Trump e assalto a Capitol Hill. 

La linea è estremamente sottile. I più liberali ovviamente percepiscono subito l’impossibilità di una chiusura totale nei confronti della libertà di espressione, pur ricordando che le aziende della Silicon Valley sono pur sempre private. Ma la domanda chiave è: hanno un ruolo pubblico nelle società moderne?

Il problema della disinformazione, la viralità delle fake news esiste da sempre, internet non ha fatto altro che ampliare il fenomeno fino a farlo diventare di portata mondiale, senza più alcun limite spaziale o temporale. Ed è questo il rischio connesso alla gestione di queste piattaforme. Il DSA -Digital Service Act- quantomeno in Europa sta cercando di fare ordine in questo groviglio di responsabilità e gestione, affidando per legge una maggiore responsabilità per quanto riguarda la rimozione di contenuti illegali o dannosi presenti su tali piattaforme. 

Secondo Mentana, in ogni caso, la materia “non è disciplinabile secondo il buon senso novecentesco che è nella nostra cultura, perché siamo in presenza di strumenti sovranazionali che hanno natura privatistica”.