Il valore dell’economia dei dati per l’Italia potrebbe essere del 2,8% del Pil

Mentre il sottosegretario all’editoria, Andrea Martella, fissa i punti per l’utilizzo del Recovery Fund nel comparto editoriale LINK, ponendo l’accento sull’importanza della digitalizzazione e del superamento del gap infrastrutturale e culturale tra i cittadini italiani, arrivano delle previsioni interessanti presentati da EY alla Capri Digital summit: l’economia dei dati potrebbe valere per l’Italia il 2,8% del Pil, pari ad almeno 50 miliardi. 

Il report spiega dettagliatamente come l’Italia sfrutti in minima parte questo potenziale e individua come priorità intervenire sulle piccole e medie imprese e sulla pubblica amministrazione.

“Servono investimenti mirati, sfruttando anche le chance offerte dal Recovery Fund, per accelerare l’evoluzione e l’estensione delle infrastrutture digitali, che consentirebbero di recuperare competitività a livello europeo e superare il digital divide, e per accrescere la cultura tecnologica di imprese e cittadini”, ha affermato Donato Ferri di EY.

Ovviamente, un investimento importante sarebbe anche quello nel settore dell’editoria, con la possibilità di sviluppare in questo comparto la transizione tecnologica e digitale, la formazione del personale sulle competenze digitali e quindi incentivare nuovi abbonamenti, che porterebbero molti più dati nell’intero settore dei media. 

I big tech e le grandi imprese hanno già fatto da apripista per lo sviluppo di questo nuovo sistema economico che si basa quasi interamente sull’acquisizione, lavorazione e vendita dei big data, che lo studio conferma possano avere una valenza economica fondamentale per tutto il nostro Paese.