Dopo la discussione avviata questa settimana, il Digital Market Act viene definitivamente approvato dal Parlamento europeo.
Possono partire, quindi, i negoziati con i governi Ue sulla proposta di regolamento sui mercati digitali che insieme alla legge sui servizi digitali (Digital Service Act -DSA), fanno parte del pacchetto digitale presentato dalla Commissione europea ormai un anno fa (dicembre 2020) per contenere lo strapotere delle Big Tech.
Il testo è stato approvato con 642 voti favorevoli, 8 contrari e 46 astensioni.
Nel dettaglio, la proposta di regolamento si applicherà alle principali imprese che forniscono i servizi di piattaforma di base, tra cui servizi di intermediazione online, social network, motori di ricerca, sistemi operativi, servizi di pubblicità online, di cloud computing e per la condivisione di video. E rispetto alla proposta originale, gli eurodeputati hanno incluso i browser, gli assistenti virtuali e le smart Tv.
“L’approvazione odierna del mandato negoziale per il DMA manda un segnale forte: il Parlamento europeo si oppone alle pratiche commerciali sleali dei giganti del digitale”, ha commentano il relatore, Andreas Schwab. “Ci assicureremo che i mercati digitali rimangano aperti e competitivi”.
Cosa stabilisce il DMA
Il nuovo regolamento vieterà in particolare alcune pratiche che le grandi piattaforme sono solite attuare nel mercato digitale. In particolare, regolamenterà la concorrenza, inserirà maggiori controllori per l’accesso al mercato. Inoltre permetterà alla Commissione di realizzare indagini di mercato e di sanzionare i comportamenti non conformi.
Particolare attenzione, è già stato chiarito, verrà dedicata alle “acquisizioni killer”. Le Big dovranno, in sostanza, informare la Commissione di qualsiasi prevista concentrazione e la stessa Commissione, in caso di inosservanza sistematica, potrebbe limitare la possibilità dei gatekeeper di effettuare acquisizioni in settori relativi alla DMA con lo scopo di prevenire ulteriori danni al mercato interno Ue.
Gli eurodeputati hanno anche determinato il criterio per la definizione dei gatekeeper, tema che più volte era stato motivo di discussione.
Fino a 8 miliardi di euro di fatturato e una capitalizzazione di mercato di 80 miliardi di euro; servizio di piattaforma di base fornito in almeno tre paesi dell’Ue e con almeno 45 milioni di utenti al mese, questa la decisione.
Nel testo approvato sono contenuti anche l’elenco di obblighi e divieti, i requisiti supplementari sull’uso dei dati per la pubblicità mirata e sull’interoperabilità dei servizi, la possibilità di disinstallare le applicazioni software preinstallate da un servizio della piattaforma principale, come le app, in qualsiasi momento, l’applicazione delle norme Ue e il ruolo delle autorità nazionali garanti della concorrenza.