I rischi digitali nell’era dei social sono uno dei problemi più diffusi con i quali il consumatore deve confrontarsi. Il Garante della privacy, Pasquale Stanzione, ha rilasciato un’intervista al “Messaggero” che affronta i temi delle sfide e delle soluzioni che questa epoca digitale ci mette davanti.
Violenza, diritti e cambiamento culturale
“La violenza, anche ‘solo’ verbale, sui social è una vera e propria emergenza democratica, ciò che rischia di rendere la rete lo spazio elettivo non già per la promozione dei diritti e delle libertà ma, al contrario, per la loro violazione. Di fronte a fenomeni di questa portata, la tentazione dell’approccio sanzionatorio e repressivo è forte, ma non sempre risolutiva”.
Così esordisce Stanzione di fronte ai crimini di hate speech e cyberbullismo fin troppo presenti sui social, denunciando questa tendenza culturale. Le risoluzioni penali ed economiche non sono però, evidentemente, dei deterrenti efficaci, visto che questo fenomeno non è in via di diminuzione.
Infatti, “il diritto può sanzionare, può attenuare il danno (ad esempio con la rimozione dei contenuti illeciti), può anche in certa misura prevenire con la deterrenza, ma di fronte a fenomeni così pervasivi e rilevanti è necessario un mutamento culturale”, continua il Garante.
Si invita all’educazione del consumatore alla rete, ai social, alle relazioni sul web, perché “il post diffamatorio ha un’attitudine alla diffusività, alla condivisione virale, alla persistenza e alla tendenziale ingovernabilità che non ha, certo, nessun tipo di diffamazione, vessazione, ingiuria off-line. Di questo, del potere potenzialmente fatale di ogni singolo click, dobbiamo essere consapevoli, a tutte le età”.
Stanzione dunque pensa alle possibili soluzioni per far decrescere questi numeri, come la procedura di rimozione di alcuni contenuti istigativi alla violenza e all’odio.
“Di fronte a fenomeni di tale complessità è necessario un approccio integrato, che coniughi norme, pedagogia, sensibilizzazione culturale”.
Articolo di T.S.