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Google risponde a antitrust francese: chiarire per business sostenibile

Google, sul suo blog, risponde alla decisione dell’antitrust francese di multare la società tecnologica con 250 milioni di euro per violazione del copyright

Big G, anche se promette di continuare a ottemperare alla legge francese, dichiara che la multa imposta non è proporzionata ai problemi sollevati dall’Autorité de la Concurrence (ADLC), l’Antitrust francese. 

La storia della controversia

Il 17 aprile 2019, l’Ue emana la Direttiva per stabilire un quadro più equo per le negoziazioni dei compensi tra gli editori online, le agenzie di stampa e le piattaforme digitali. Nel luglio dello stesso anno, la Francia recepisce nel suo ordinamento la Direttiva Ue.

Già in quel contesto, Google si era detta contraria alla nuova norma e arrivò addirittura a minacciare gli editori di rimuoverli dai risultati di ricerca se non avessero accettato di pubblicare gratuitamente gli snippet. 

Per questo motivo, l’ADLC aveva obbligato Google a pagare editori e siti web per la visualizzazione di tali snippet. 

La multa

Non è la prima multa che Google riceve per ragioni legate al copyright e al compenso per gli editori online. Ma stavolta, la sanzione di 250 milioni comprende anche Gemini, il sistema di IA della società tecnologica. 

Per rispondere alla Francia e a sostegno dei propri progressi, Google scrive nel suo blog che è “la prima e sola piattaforma che ha firmato un numero significativo di accordi con 280 editori online francesi seguendo la European Copyright Directive (EUCD)”. 

Sono più di 450 le pubblicazioni delle testate che hanno firmato accordi con la società di Mountain View e Google sostiene che gli editori sono pagati milioni di euro all’anno. 

Tuttavia, l’ADLC ha chiesto una metodologia più trasparente nelle negoziazioni con le testate, una più veloce comunicazione con gli editori e delle soglie base di remunerazione.

La reazione di Google

Secondo Google, il cambio di metodologia richiesto dalla Francia si scontra però con una poca chiarezza e intraprendenza da parte dell’ADLC. 

“Nell’accettare il compromesso, l’ADLC non contesta il modo in cui i contenuti web vengono utilizzati per migliorare prodotti più recenti come l’IA generativa, il che è già affrontato nell’articolo 4 dell’EUCD e nel prossimo AI Act. Poco dopo il lancio in Francia del nostro esperimento, Bard (ora chiamato Gemini) – e in assenza di standard internazionali o di qualsiasi soluzione sviluppata dai publisher – Google ha introdotto volontariamente una nuova soluzione tecnica chiamata Google-Extended per rendere più semplice per i detentori dei diritti optare per l’esclusione da Gemini senza impatti sulla loro presenza nella Ricerca”. 

“Nel corso degli ultimi anni, siamo stati disposti a discutere le preoccupazioni dei publisher o dell’ADLC e questo è ancora il caso oggi. Ma è ora tempo di maggiore chiarezza su chi e come dovremmo pagare in modo che tutte le parti possano pianificare un percorso verso un ambiente commerciale più sostenibile”, conclude Google nel suo blog.

Articolo di T.S.

uspi

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