“Ci muoviamo in una società digitale che sarà sempre più piena di questi dati, si parla di capitalismo di sorveglianza, capitalismo estrattivo, le piattaforme multilivello, multinazionali”, così il Garante per la Protezione dei dati personali, Pasquale Stanzione, intervistato da Adnkronos.
“Google, Apple, Amazon hanno una massa di dati sterminata che noi nemmeno immaginiamo”, ma il problema risiede nell’algoritmo che gestisce e utilizza questi dati e che “può collegare tutto ciò che noi facciamo: la scelta di un oggetto, la manifestazione di un’emozione, la foto che poniamo”.
Tutela dei cittadini in Ue
È necessario tutelare maggiormente i cittadini in questo senso. Ma per il Garante, “in Europa siamo un pochino più tutelati al riguardo”. Esistono già due sentenze della Corte di Giustizia le quali impediscono “che i nostri dati, quelli che concernono la nostra vita e i nostri rapporti con le piattaforme, siano portati al di fuori dell’Europa, perché l’Europa ha uno standard di tutela molto superiore rispetto a quello degli Stati Uniti”.
“Inoltre ci sono due regolamenti, il Digital Service Act e Digital Market Act, che stanno per essere approvati dal Parlamento europeo. In queste due bozze di regolamento si sviluppa una maggiore responsabilizzazione delle piattaforme in termini di accountability, vale a dire di garanzia di trasparenza e dalla possibilità di contestare, di opporsi”. Per il Garante lo scopo è quindi quello di portare “ciascuno di noi verso una autodeterminazione informativa, quindi una presa di coscienza e una scelta sì ma consapevole. Un po’ come il consenso informato”.
L’IA e la tutela della privacy
Stanzione tocca poi il tema dell’intelligenza artificiale e di come dovrà essere in ogni caso controllata da una direzione umana: “L’IA va bene come evoluzione. Ora il problema non è tanto il robot che ci sostituisce ma come arrivare alla costruzione dell’algoritmo che comanda il robot. La società algoritmica rimane antropocentrica, con una direzione umana, se garantisce una trasparenza in questi algoritmi dell’intelligenza artificiale, ne motiva la possibilità di contestazione e dunque si riconosca la causa del codice sorgente, cioè chi è che dà l’impulso all’algoritmo e come esso viene spiegato”.
In attesa, quindi, della bozza di regolamento sull’intelligenza artificiale (che in Europa si sta concludendo), l’obiettivo rimane ancora quello di lavorare a “un ampliamento e diffusione della cultura della privacy, vale a dire rendere partecipi e consapevoli i cittadini che la difesa della privacy non è un ostacolo, non è un impaccio, ma è una sorta di accompagnamento a ciascuno di noi perché possiamo avere la consapevolezza dei nostri diritti e dei nostri dati”, ha concluso il Garante, ricordando che “anche quando ci iscriviamo a diverse piattaforme in maniera gratuita dobbiamo sapere che la controprestazione siamo noi che stiamo dando i nostri dati che verranno poi utilizzati”.