DMA: gli operatori cloud scrivono a Ue per limitare pratiche sleali Big Tech

L’associazione di categoria dei fornitori di servizi di infrastruttura cloud in Europa, Cloud Infrastructure Services Providers in Europe (CISPE), ha scritto alla vicepresidente della Commissione europea, Margrethe Vestager, per chiederle che il Digital Markets Act (DMA) affronti adeguatamente le pratiche sleali di Microsoft e delle altre Big Tech.

“Stiamo affrontando una situazione urgente” scrivono i circa quaranta firmatari della lettera nella quale è denunciato il comportamento anticoncorrenziale delle grandi aziende del cloud.

Società dal calibro di Microsoft sono state ingiustamente escluse dal DMA, il cui scopo è quello di regolamentare i grandi provider digitali. 

La denuncia

Secondo gli operatori del settore, l’Ue starebbe consentendo alle big dell’informatica, che già ricoprono una posizione dominante sul mercato, di continuare ad approfittare di questo vantaggio.

Infatti, le stesse perseverano a mettere in atto una condizione oligopolistica in cui i clienti sono costretti a utilizzare il sistema di cloud fornito da chi gli ha già venduto il software.

“I fornitori di software monopolistici stanno ancora una volta utilizzando la loro posizione dominante per bloccare i clienti, costringendoli a utilizzare l’infrastruttura cloud che forniscono. Questo abuso delle licenze software significa che altri fornitori di infrastrutture cloud più piccoli non possono competere” e questo “include le aziende cloud europee innovative che vengono escluse dal proprio mercato”, scrive il CISPE.

Le richieste

Un danno alla libertà della concorrenza, oltre che alle potenzialità dei player più piccoli e meno tutelati sul mercato.

Per questo motivo i firmatari della missiva chiedono che siano apportate delle modifiche al Digital Markets Act, in fase finale di negoziato in Ue, in modo che vengano sottoposti a controllo proprio quei colossi che potrebbero utilizzare il vuoto normativo a loro vantaggio.

“L’emergere di denunce formali di concorrenza serve solo a sottolineare la gravità di questa situazione e la necessità di un’azione urgente per prevenire tali abusi“, precisa il CISPE, sottolineando che “queste pratiche creano una distorsione sistemica del mercato che il diritto tradizionale della concorrenza caso per caso non è in grado di affrontare”.

Per questo, prosegue la lettera, “sono necessarie misure ex ante. Non possiamo aspettare una revisione del DMA tra cinque anni, né una vittoria di Pirro nei contenziosi antitrust tra 10 anni o più quando la competitività del mercato non sarà recuperabile”.

Articolo I.M.