La Commissione europea torna a parlare di fake news e disinformazione in occasione della valutazione dell’impatto che il Codice di condotta Ue per le piattaforme online ha avuto nel suo primo anno di applicazione e chiarisce che sono ancora presenti alcune carenze dovute all’autoregolamentazione. Infatti, per la Commissione, “la qualità delle informazioni divulgate dai firmatari del codice è ancora insufficiente”.
La Commissaria Ue per la trasparenza, Vera Jourova, specifica poi: “Il codice di condotta ha dimostrato che le piattaforme online e il settore pubblicitario possono fare molto per contrastare la disinformazione. Ma le piattaforme devono essere più affidabili e responsabili; devono diventare più trasparenti. È giunto il momento di andare oltre le misure di autoregolamentazione“.
L’analisi sul primo anno di applicazione del Codice di condotta contro la disinformazione è stata condotta dalla Commissione Ue insieme al Gruppo delle autorità Ue per i servizi media audiovisivi (Erga) e mostra alcune lacune come l’assenza di indicatori chiave per misurare l’efficienza della perfomance delle piattaforme per contrastare il fenomeno, la mancanza di procedure chiare, di definizioni comuni e obiettivi precisi e soprattutto che ancora non si garantisce l’accesso ai dati per una valutazione indipendente sulle tendenze e le minacce della disinformazione online.
L’altro elemento su cui Bruxelles pone l’accento, è la mancata cooperazione, più strutturata, tra le piattaforme e il mondo della ricerca e il coinvolgimento del settore pubblicitario, e sull’argomento interviene il commissario Ue per il Mercato interno, Thierry Breton: “La lotta alla disinformazione deve essere una responsabilità condivisa, che i settori delle tecnologie e della pubblicità devono assumersi pienamente”.
Si sta lavorando già tanto, ma c’è necessità di fare di più a livello nazionale, ma soprattutto a livello europeo, per trovare una soluzione che possa se non sconfiggere, almeno limitare efficacemente la disinformazione sul web.