In Australia, in settimana, si dovrebbe arrivare definitivamente all’introduzione di una legge che imporrà a Google e Facebook di pagare gli editori. Questa nuova norma prevede la firma di un arbitrato vincolante tra i soggetti interessati qualora non si riuscisse a trovare un accordo sul compenso.
In ogni caso, se le parti dovessero arrivare ad un accordo volontariamente, possono decidere consensualmente di rinunciare ad alcune norme previste dal nuovo provvedimento sul copyright.
I legislatori però, preferirebbero che gli editori e le società tecnologiche concludessero accordi senza fare affidamento sulla legge. Gli stessi big hanno ammorbidito la loro posizione nei confronti di questo tipo di normative, firmando alcuni accordi in tutto il mondo.
Rispetto alla prima bozza di qualche mese fa, in quest’ultima proposta sono presenti alcune modifiche. Tra i cambiamenti introdotti c’è anche la disposizione che richiederebbe alle aziende tecnologiche di comunicare agli editori significative modifiche degli algoritmi che possono influire sulla posizione degli articoli di notizie nei risultati di ricerca. L’ultima versione del codice ha abbreviato il periodo di preavviso per le modifiche degli algoritmi da 28 a 14 giorni.
Ovviamente i colossi del web si sono immediatamente fatti sentire tramite post e comunicati, sostenendo che se il codice venisse emanato, impedirebbe agli utenti australiani di condividere notizie locali e internazionali su Facebook e Instagram.
“Questa è una legge che è andata più avanti di quanto qualsiasi altra giurisdizione al mondo abbia fatto”, ha dichiarato il tesoriere australiano Josh Frydenberg, aggiungendo che la riforma “garantirà un panorama mediatico più sostenibile e praticabile di quanto sarebbe stato altrimenti”. Secondo Frydenberg, Google in Australia incassa il 53% dei ricavi della pubblicità online e Facebook il 23%, che poi ha aggiunto: “Questa è una riforma enorme, una prima mondiale. E il mondo sta guardando cosa succede qui in Australia”.
Plaudono le società media australiane che sostengono opportunamente la proposta del governo, affermando che impedirà ai giganti dei social di abbandonare le trattative sul pagamento del diritto d’autore.
La legislazione è un significativo passo avanti: “Tutto ciò che abbiamo sempre cercato è un risultato commerciale equo e un giusto pagamento per il prezioso contenuto di notizie creato dai nostri giornalisti”, ha detto il presidente esecutivo di News Corp Australasia, Michael Miller. “Credo che questo codice metta in atto la struttura per raggiungere questo obiettivo”.
A che punto siamo in Europa? Nel Vecchio Continente si attende ancora che tutti gli Stati membri recepiscano la nuova Direttiva europea sul Copyright, nel frattempo i colossi americani stanno siglando accordi con alcuni singoli media europei.
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