“È evidente il declino, con tratti di irreversibilità, del comparto editoriale classico, da oltre un quindicennio in perdita di copie, pubblicità e, conseguentemente, di ricavi e valore, sia nel settore dei quotidiani, sia (in misura ancora maggiore) nel settore dei periodici”.
Con queste parole Giacomo Lasorella, Presidente AGCOM, descrive il quadro del settore emerso nell’ultima Relazione annuale dell’Autorità.
Nonostante tutto, il settore dei media, dopo i risultati negativi che hanno contraddistinto il periodo pandemico, mostra dei segnali di ripresa almeno in alcuni comparti.
Negli ultimi cinque anni (2017-2021) si è assistito a un calo generalizzato dei ricavi per tutti i mezzi di comunicazione tradizionale. La riduzione è stata di oltre un 1 miliardo di euro e ad essere colpita maggiormente è stata la carta stampata. Al contrario, il digitale ha continuato a crescere, grazie alle piattaforme online, e questo ha comportato anche uno spostamento nella scelta di investimento per gli inserzionisti.
Tuttavia, dai dati emerge che sebbene la raccolta online attragga le quote maggiori di investimento pubblicitario, nel 2021 i ricavi da pubblicità sono aumentati per tutti i mezzi considerati, tornando a costituire il 40% del totale.
L’incremento dei ricavi pubblicitari è stato tale da compensare, per i quotidiani, l’ingente calo subito nel 2020. Per i periodici però, le risorse pubblicitarie sono rimaste su valori ampiamente inferiori a quelli del periodo pre-pandemico.
A fronte dell’analisi completa, il settore dei media registra una, seppur contenuta, risalita (+2,5%) dei ricavi totali, che nel 2021 hanno un valore di 11,4 miliardi di euro. Tuttavia, il dato, se confrontato con il 2019, segna una riduzione di oltre 800 milioni.
“In questo contesto, si amplia ulteriormente il divario tra il mezzo televisivo, che genera poco meno del 70% degli introiti, e gli altri media: l’editoria quotidiana e quella periodica, congiuntamente, incidono per il 25% mentre la radio si conferma attorno al 5% dei ricavi complessivi.”, spiega il report.
Nel 2021 si assiste all’incremento dei ricavi degli editori derivanti dalla raccolta pubblicitaria, sia sulla stampa tradizionale che online (11,3%).
Si conferma invece l’andamento negativo della vendita delle copie cartacee. Nel corso dello scorso anno, è stata venduta una media giornaliera di 1,7 milioni di copie, in flessione del 6,9% rispetto al corrispondente valore 2020.
Complessivamente le copie vendute in formato cartaceo hanno visto nel 2021 una riduzione dell’8,9% rispetto al 2020, e un decremento del 34,8% rispetto al corrispondente valore del 2017.
A crescere su tutti i mezzi di comunicazione, come già anticipato, sono stati soprattutto i ricavi derivanti dalle inserzioni pubblicitarie.
La pubblicità online ha, infatti, continuato a crescere anche durante la crisi sanitaria del 2020, arrivando a superare, nel 2021, 5 miliardi di euro di introiti. Tuttavia, la pandemia ha evidenziato ed esasperato il divario già esistente tra la pubblicità online e quella destinata ai mezzi tradizionali. Infatti, mentre la prima ha registrato numeri sempre più alti (54% del totale dei ricavi pubblicitari), la seconda ha accusato un’ulteriore contrazione degli investimenti. A beneficiare della situazione sono state soprattutto le piattaforme online (46% del totale).
“Nell’intero settore dei media, considerando oltre ai ricavi pubblicitari realizzati sul versante degli utenti, anche i contributi pubblici, il peso delle piattaforme è quasi triplicato rispetto a quello dei loro competitors.”, spiega il documento. “Il mercato delle piattaforme ha registrato, su scala globale, tra il 2012 e il 2021, una crescita media annua e un margine netto attorno al 16%, nonché una significativa crescita dei ricavi che, nell’anno passato, ha superato di oltre il 50% quella del 2019.”
Sono ancora i principali tre player internazionali (Google, Meta e Amazon) a raccogliere la maggior parte (70%) delle risorse complessive del comparto. Le tre Big Tech presentano ricavi in continuo aumento, sia sul versante delle entrate nette, sia su quello dei fatturati pubblicitari lordi.
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