Gli Stati Uniti sospendono i dazi nei confronti di sei paesi, inclusa l’Italia, per concedere più tempo per raggiungere un accordo sulla tassazione internazionale in seno all’Ocse.
I dazi che sarebbero dovuti scattare nei confronti di Austria, India, Italia, Spagna, Turchia e Regno Unito erano in ritorsione alle loro tassazioni nazionali sui servizi digital.
Il contesto
L’introduzione di una tassa sui servizi digitali è necessaria per ridurre l’elusione fiscale e rendere le tasse più eque. Per questo il Parlamento europeo, poche settimane fa, ha fatto una esplicita richiesta: pensare e sviluppare una proposta di web tax europea entro la metà del 2021, in attesa di un accordo a livello Ocse.
È necessario fissare un’aliquota fiscale minima effettiva a un livello equo e sufficiente per scoraggiare il trasferimento degli utili e prevenire una concorrenza fiscale dannosa.
Già nel 2020 l’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) aveva lanciato un avvertimento importante per quanto riguarda l’assenza di un accordo internazionale sulla Web Tax. E su questi presupposti l’Ue aveva iniziato a premere nei mesi scorsi per la realizzazione di un accordo internazionale per tassare le grandi aziende del settore digitale (Google, Amazon, Facebook, Apple). fino ad arrivare alla richiesta dell’Europarlamento.
La reazione Ue alla sospensione dei dazi
Nel frattempo, comunque, la Commissione europea “accoglie con favore la decisione” degli Stati Uniti di “sospendere l’applicazione delle tariffe fino a 180 giorni” per Austria, Italia e Spagna sulla digital tax. Così un portavoce dell’esecutivo Ue spiegando che i “negoziati multilaterali” sul tema “in corso presso l’Ocse“, sono “il luogo giusto per trovare una soluzione globale all’equa tassazione del settore digitale”.