Web tax, l’UE deve affrontare il tema tassazione degli OTT, penalizzati gli “operatori territoriali”

Anche il presidente dell’Antitrust, Roberto Rustichelli, in audizione in commissione alla Camera, ha parlato della Web Tax e di come l’UE deve iniziare ad affrontare in maniera comunitaria la tassazione dei big tech: “La tassazione delle attività dei giganti digitali (i cosiddetti Gafam, Google, Apple, Facebook, Amazon e Microsoft) è una delle principali tematiche che devono certamente essere affrontate dall’Europa”. 

Per Rustichelli, inoltre, occorre “recuperare lo stretto legame che deve esistere tra luogo di produzione del valore e degli utili e luogo in cui l’imposta viene effettivamente versata, anche perché l’attività delle società digitali incide negativamente su quella degli operatori “tradizionali” radicati a livello territoriale (si pensi, ad esempio, all’impatto concorrenziale che la tassazione può avere sulle condizioni economiche offerte dai diversi operatori attivi nel commercio elettronico)”, che ha poi proseguito chiarendo che le sanzioni per 8 miliardi di euro inflitti dalla Commissione Europea a Google in questi anni benché appaia “a prima facie elevata per i tradizionali standard europei, è assai poco deterrente ove comparata ai circa mille miliardi di dollari di capitalizzazione in borsa della società stessa”.

L’Italia non è l’unica nazione che si sta preoccupando di coinvolgere l’antitrust nella gestione degli OTT. 

Infatti, anche nel Regno Unito, la stessa autorità antitrust si è rivolta al governo affinché introduca un nuovo regime normativo per incrementare la concorrenza e ridurre l’influenza sul mercato di Google e Facebook nel ramo della pubblicità digitale. 

Secondo la Competition and Markets Authority (CMA), infatti, ormai Google e Facebook hanno occupato delle posizioni inattaccabili sul mercato tanto che nessuna azienda è in grado di competere. “Quello che abbiamo scoperto è preoccupante. Se il potere di mercato di queste aziende non venisse controllato, ci rimetterebbero le persone e le imprese”, ha spiegato il chief executive della CMA Andrea Coscelli. 

Anche perché Google e Facebook hanno accesso a una tale mole di dati degli utenti, che mai nessuna azienda riuscirebbe ad eguagliarli, per questo servono delle norme a livello europeo che quantomeno garantiscano una concorrenza leale.