Un altro passo in avanti per il Digital Market Act (DMA), la legge antitrust sulla concorrenza digitale.
I negoziatori del Parlamento europeo e quelli del Consiglio hanno dato il via libera definitivo.
L’annuncio è arrivato tramite un post sul profilo Twitter della presidenza francese del Consiglio Europeo: “Un testo innovativo e tanto atteso per garantire una concorrenza leale nei mercati digitali. Il testo sarà finalizzato prossimamente e sottoposto per approvazione al Comitato dei rappresentanti permanenti dei governi degli Stati membri dell’Unione europea”.
Le nuove regole dovrebbero entrare in vigore, una volta terminato l’iter legislativo, il prossimo anno.
Il DMA
Il Digital Markets Act è uno degli atti normativi a cui l’Europa lavora da due anni per riequilibrare i rapporti di forza con le Big Tech. La proposta di legge è stata presentata dalla Commissione Ue il 15 dicembre 2020, insieme al Digital Services Act (DSA).
Obiettivo di entrambe le normative è quello di limitare i fenomeni abusivi presenti sul mercato digitale. Fra tutti, la diffusione delle fake news e il monopolio di potere delle piattaforme rispetto ai dati degli utenti gestiti e profilati dagli algoritmi.
Il DMA e il DSA nascono dunque per porre fine alla situazione di incertezza normativa che ha sinora accompagnato il mondo online.
Nel concreto, la legislazione dell’antitrust digitale prevede una serie di obblighi e divieti per garantire la concorrenza. Sarà limitata la capacità delle grandi aziende tech di trarre vantaggio dalla loro forte presenza nei mercati digitali, inclusi i mondi delle app e della pubblicità online.
Le regole per le Big Tech
Le norme del DMA si rivolgono a tutte le società con una capitalizzazione di mercato di almeno 75 miliardi di euro (o un fatturato annuo di 7,5 miliardi), e che offrono servizi browser, di messaggeria o social media con almeno 45 milioni di utenti finali mensili nell’Ue. È dunque evidente che il provvedimento si rivolga a Big Tech del calibro di Apple, Google, Amazon, Microsoft e Meta.
La normativa vieterà l’uso dei dati accumulati sui siti internet a uso esclusivo delle piattaforme. I gatekeeper non potranno, infatti, utilizzare dati degli utenti a fini pubblicitari senza averne il consenso.
E inoltre, gli OTT non potranno pre-installare su cellulari e computer degli utenti le proprie applicazioni. Ci saranno nuovi requisiti per aprire i sistemi operativi ad app di terze parti. E sono previste nuove regole di interoperabilità per consentire alle persone di comunicare attraverso diversi servizi di messaggistica.
In caso di violazione delle norme, la Commissione potrà infliggere multe fino al 10% del fatturato globale totale delle piattaforme e fino al 20% in caso di infrazioni ripetute. In caso di violazioni sistematiche, potrà essere vietata la possibilità di effettuare acquisizioni di altre società per un determinato lasso di tempo.
DSA: a che punto siamo?
Per quanto riguarda il Digital Service Act, invece, è stato approvato il 20 gennaio 2022 all’Europarlamento. Questo ha rappresentato il mandato per negoziare la stesura finale della legislazione, con la presidenza francese del Consiglio. I triloghi tra Palamento, Consiglio e Commissione Ue si sono svolti già in due trance a febbraio e marzo.
Il DSA, in concreto, impone agli OTT una maggiore responsabilità sul controllo e la moderazione dei contenuti. Ci saranno obblighi specifici per prevenire la diffusione di materiali nocivi e la disinformazione. Gli utenti, inoltre, avranno più opzioni per negare il consenso alla pubblicità mirata e una maggiore trasparenza sugli algoritmi.
Nonostante nessuna deadline sia stata fissata, negli ultimi negoziati di marzo, si è parlato di approvare il testo entro giugno 2022.
Articolo di I.M.