Il Digital News Report 2020, stilato dal Reuters Insitute annualmente, quest’anno analizza anche il tema della disinformazione, particolarmente dilagante durante il periodo di lockdown, con dei picchi importanti registrati in molti Paesi europei, tra cui anche l’Italia. Il rapporto, condotto in 40 Paesi, mostra come ben il 40% degli interpellati ritengono i social media i principali veicoli di fake news e i politici in ciascun Paese ne sono spesso la fonte. Tanto che il 52% degli utenti afferma che i social media devono riportare anche le loro dichiarazioni imprecise perchè “è importante sapere cosa hanno detto”.
I siti di notizie invece, sono ritenuti diffusori di fake news solo dal 20% degli intervistati, mentre il 14% pensa che siano le app di messaggistica e il 10% i motori di ricerca.
Tra i social network considerati più pericolosi per quanto riguarda la disinformazione, in testa c’è Facebook: il 29% degli utenti si sono detti maggiormente preoccupati quando di parla del social di Mark Zukerberg piuttosto che delle altre piattaforme.
Dopo i politici, gli utenti considerano fonte di disinformazione gli attivisti (14%), i giornalisti e le persone comuni (entrambi al 13%), infine i governi stranieri (10%). Gli utenti non sono invece favorevoli al fatto che le piattaforme social ospitino le pubblicità politiche perché possono essere inaccurate. Il 56% degli utenti è interessato a ciò che è vero o falso riguardo le notizie che legge su Internet.
Sul tema è intervenuta anche la vicepresidente della Commissione Ue per la Trasparenza ed i Valori, Vera Jourova, nel suo intervento al Parlamento europeo sulla disinformazione e le fake news al tempo del coronavirus: “Accanto alla pandemia c’è una infodemia, ecco perché abbiamo deciso di preparare una comunicazione sulla disinformazione per presentare i fatti in modo corretto. Abbiamo iniziato in modo molto radicale a bloccare la disinformazione durante la pandemia e poi abbiamo visto quello che si deve fare e abbiamo indicato tre punti da seguire: le fonti della disinformazione, il loro lavoro di amplificazione e poi i loro obiettivi”.
Per quanto riguarda il lavoro delle piattaforme online sul tema delle fake news, Jourova si è detta contenta del lavoro fatto finora per contrastarle, “mi fa piacere che abbiamo preso delle misure, il loro intervento era necessario, Google ha rimosso più di 80 milioni di disinformazioni sul coronavirus, ma si può fare di meglio, questo era solo il primo passo”.
Quindi, si può fare di più.
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