Il DMA (Digital Market Act) così come il DSA (Digital Service Act) è ancora al vaglio delle istituzioni europee. La votazione definitiva, prima prevista per la fine del 2021, è stata poi posticipata alla primavera del 2022.
Intanto però, gli eurodeputati sono al lavoro e hanno proposto nuove soglie per designare le aziende del tech come gatekeeper (ovvero piattaforme che controllano il mercato e che dovranno quindi rispondere agli obblighi previsti dal DMA).
Nel testo messo a punto dall’esecutivo comunitario, viene definita gatekeeper un’azienda con un turnover annuo in Ue uguale o superiore a 6,5 miliardi di euro negli ultimi 3 anni, o una capitalizzazione di mercato che ammonta ad almeno 65 miliardi nell’ultimo anno, con fornitura di servizi di piattaforma in almeno 3 Stati membri.
Secondo i primi emendamenti circolati negli ambienti vicini al dossier, gli eurodeputati propongono una soglia più alta a 8 miliardi di euro di fatturato europeo e un valore di mercato di 80 miliardi. Questo per concentrarsi in maniera più esclusiva sulle Big Tech americane, i cosidetti GAFA (Google, Amazon, Facebook e Apple).
Altre modifiche suggeriscono di ampliare la gamma di “servizi di piattaforma principali” offerti dai gatekeeper per includere sia i browser web che gli assistenti virtuali, come Siri di Apple, Alexa di Amazon o Google Assistant.
Intanto si è conclusa pochi giorni fa la riunione dell’ECA (European Competition Authorities), la rete informale delle Autorità Antitrust europee in cui si è discusso, tra le altre cose, anche di complementarità tra le norme antitrust e di regolamentazione delle piattaforme digitali prevista dal Digital Market Act, di governance e di disegno istituzionale della nuova legislazione con particolare riferimento al ruolo che le autorità nazionali di concorrenza potranno svolgere nell’applicazione della DMA.