Dipartimento Editoria

Legge di Bilancio, istituito un Fondo unico per l’editoria

Un “Fondo unico per l’editoria e l’innovazione” è in programma nella Legge di Bilancio, per raccogliere e sviluppare “tutte le risorse possibili destinate al comparto”.

Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Informazione e all’Editoria, Alberto Barachini, interviene all’evento “La semplificazione normativa tra presente e futuro”, illustrando la volontà di “inserire il maggior numero di risorse possibili, stante la situazione delicata del momento economico”. 

“Semplificare vuol dire innovare”

Dopo aver ascoltato le richieste degli editori, si è ritenuto fondamentale applicare una semplificazione normativa per raggiungere un “orizzonte certo” attraverso delle “risorse certe”. 

Infatti, interviene Barachini, il settore ha precariamente vissuto fino ad oggi di fondi straordinari. Con questo nuovo piano si intende costruire “una norma di semplificazione” per non “scompaginare gli equilibri occupazionali”. 

Persiste, inoltre, il tema della “superfetazione e dell’intersecazione delle norme europee”. Il sottosegretario spiega che non tutte le norme europee si riescono ad integrare con le norme italiane. Pur intervenendo “in maniera estremamente valida” non sempre si ha l’effetto sperato.

“Semplificare vuol dire innovare, trasmettere una visione e traghettare il settore dell’informazione in un momento di grande difficoltà economica”. Questo l’obiettivo per l’editoria nella Legge di Bilancio.

Gli interventi per l’editoria

Innovazione, digitale e Intelligenza Artificiale (IA) sono sul podio delle priorità. Il Fondo unico per l’editoria è stato pensato, oltre che per semplificare norme, per incentivare gli investimenti orientati all’innovazione tecnologica e alla transizione digitale. Gli aiuti sono destinati a tutti i tipi di impresa editoriale, dalla radiofonica alla televisiva fino alle imprese di nuova costituzione. 

“È inutile pensare di mettere barriere, perché l’innovazione non si ferma: quello che si può fare è costruire principi, anche etici, per cui l’innovazione venga pensata per non produrre danni al settore editoriale, all’occupazione e al controllo umano”. Per questo le norme devono essere il più possibili semplici e chiare.

Articolo di T.S.

uspi

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