Editoria

Informazione a pagamento, solo l’1% dei lettori disposto a pagare

Il tema delle modalità di sostentamento per il settore dell’editoria continua a generare studi e proposte, non sempre risolutivi.

È di fine aprile l’annuncio di Elon Musk che prometteva di offrire agli utenti Twitter la possibilità di pagare per un solo articolo, senza dover sottoscrivere un abbonamento a una testata. Ma a sollevare i primi dubbi erano stati gli stessi lettori, preoccupati per l’impossibilità di accertarsi della qualità del contenuto prima di acquistarlo.

I lettori preferiscono l’informazione gratuita

Lo scorso autunno la Gallup/Knight Foundation, una fondazione a supporto della libera informazione, ha pubblicato i risultati di un sondaggio che voleva indagare la risposta del pubblico davanti a un paywall. I ricercatori hanno fatto questa domanda a un gruppo di americani adulti: “Supponiamo che stiate tentando di accedere a una notizia online e che dobbiate pagare per continuare a leggerla o guardarla. Quale delle seguenti cose saresti più propenso a fare?”.

Il 48% percento ha affermato che avrebbe cercato la notizia su un altro sito non a pagamento. Il 28% si sarebbe rivolto a un’altra notizia o a qualcosa di diverso. Il 7% avrebbe cercato l’informazione tramite i social media. Il 4% avrebbe effettuato la registrazione al sito per iniziare una prova gratuita. Il 3% si sarebbe rivolto a conoscenti che potevano già aver avuto accesso a quella notizia.

Solo l’1% avrebbe effettivamente pagato per leggere la notizia.

Tabella creata dalla Gallup/Knight Foundation per la pubblicazione del loro studio.

Il paywall

La maggior parte dei giornali ha limitato l’accesso al proprio sito attraverso l’innalzamento di un paywall. Le tipologie più diffuse sono due. C’è il cosiddetto hard paywall che chiede all’utente il pagamento di un abbonamento sin dal primo accesso al sito. Altrimenti, un paywall meno rigido consente agli utenti la lettura di un certo numero di articoli (spesso non più di cinque) prima di richiedere un pagamento.

I siti richiedono la creazione di un account

A ostacolare ulteriormente i lettori di notizie digitali è anche la richiesta di un pagamento in forma digitale. Questo tipo di transazione prevede che il lettore impieghi parte del suo tempo, prima ancora di accedere all’articolo, per registrarsi al sito tramite un account e per inserire una carta per il pagamento. Quindi, non solo molti utenti non pagherebbero per le notizie che consumano, ma ancora meno affronterebbero il procedimento per arrivare a effettuare il pagamento.

Una soluzione potrebbe essere rappresentata da un’unica piattaforma che consenta di pagare per diversi contenuti editoriali utilizzando sempre lo stesso account e metodo di pagamento. Il lettore dovrebbe inserirlo solo una volta al momento della registrazione al servizio. Esistono diverse startup nate con questa idea, ma al momento nessuna di queste è in grado di raggiungere un’ampia fetta di lettori.

Articolo di M.M.

uspi

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