Il 2020, tra vari trasformazioni e sconvolgimenti, da una parte ha minato le nostre convinzioni più profonde, dall’altro ha confermato una serie di trends che faticavano ad affermarsi.
L’avvento delle nuove tecnologie e di colossi che monopolizzano il mercato è una realtà che conosciamo da prima di questo funesto anno, e per questo è diventata anche più impellente la necessità di “riportare ordine ed equilibrio” nel mondo online in continua trasformazione.
Le regole del web sono ormai obsolete (da qualche anno a dir la verità), ma in questi dodici mesi l’Ue ha messo in campo una serie di nuove normative per regolamentare il sistema, di tipo strutturale e sanzionatorio. Quest’ultimo prevede multe dal 6 al 10% del loro giro d’affari annuo globale.
L’elenco di obblighi, responsabilità e sanzioni, che vanno a colpire soprattutto le Big Tech, comprende il Digital Services Act (Dsa) che richiede alle società di assumersi una maggiore responsabilità per la moderazione dei contenuti che circolano sui loro siti e a intervenire “rapidamente” per rimuovere il materiale illegale, pena multe fino al 6% delle loro entrate annue. In secondo luogo, l’Ue sta lavorando anche sull’emanazione definitiva del Digital Markets Act (Dma) che prevede, per le Big Tech che violeranno le regole di concorrenza, multe fino al 10% dei loro ricavi globali.
Per Thierry Breton, il commissario Ue per il Mercato interno il ragionamento è chiaro: “con le dimensioni arrivano anche le responsabilità”, quindi non si tratta di prendere di mira i colossi americani, quanto di regolamentare un sistema che finora si è dimostrato sufficientemente fuori controllo. Contenuti ricchi di fake news e hate speech, ricavi pubblicitari colossali generati con l’e-commerce, pratiche sleali come l’accentramento dei dati, tenendo nascosti i metodi di acqusizione.
Secondo Margrethe Vestager, vicepresidente della Commissione Ue da anni impegnata contro le pratiche sleali degli OTT, potrebbero volerci fino a 5 anni per la realizzazione totale delle norme di regolamentazione del web. L’iter richiede l’approvazione del Parlamento europeo e di tutti gli Stati membri.
Nel frattempo, la Commissione Ue nell’ultimo rapporto sulla valutazione dei firmatari del Codice di condotta contro la disinformazione plaude al comportamento degli OTT, che stanno portando avanti con successo il loro lavoro di rimozione dei contenuti falsi o dannosi, soprattutto su pandemia e vaccini.
Questo lavoro “aumenta la trasparenza delle piattaforme online e rappresentano un passo in avanti nella giusta direzione” ha detto la vicepresidente della Commissione Ue, Vera Jourova.