Da subito l’Intelligenza Artificiale ha conquistato l’interesse di esperti e di utenti tanto da arrivare oggi ad essere utilizzata come una vera e propria interfaccia search da milioni di utenti.
In risposta alla crescente influenza di OpenAI e il suo ChatGPT, Google propone AI Overviews, funzionalità che darà delle risposte dirette facendo una sintesi di dati trovati online.
Sebbene questo nuovo strumento semplifica la ricerca degli utenti, per i proprietari dei siti web la possibilità di facile sostituzione preoccupa.
Nuove strategie Google
Negli ultimi 25 anni, il mondo del web ha affrontato moltissimi cambiamenti e ha prodotto nuove tecnologie. Eppure, la costante che ha accompagnato ogni utente online è sempre stata il motore di ricerca Google.
Nonostante gli altri numerosi browser esistenti, il monopolio di Big G non era mai stato scalfito. Tuttavia, con il boom dell’IA, sembra che il colosso di Pichai non sia più il leader incontrastato delle query online.
Dopo l’avvento e il grandissimo successo riscosso da ChatGPT, modello di IA lanciato da OpenAI a novembre 2022, i numeri degli utenti sul motore di ricerca Google, per la prima volta, sono lentamente ma progressivamente diminuiti.
Dunque, per evitare una vera e propria sostituzione della modalità di ricerca in favore di ChatGPT, Google ha presentato durante la conferenza annuale degli sviluppatori Google I/O 2024, una nuova funzionalità aggiunta al motore di ricerca tradizionale, la AI Overviews.
L’intento è di riguadagnare gli utenti fornendo una risposta diretta alle query di ricerca grazie a Gemini, IA di Google, invece che dare la lista di siti web indicizzati.
Un problema di copyright
Certamente l’IA sta azzerando i tempi di ricerca, fornisce riassunti di informazioni e colleziona velocemente quantità enormi di dati, ma ci si sta scontrando anche con alcuni problemi che stanno rivoluzionando il mondo online per come lo abbiamo sempre conosciuto.
Con sempre più persone che pongono domande direttamente a ChatGPT e Google che ha escogitato una simile applicazione per rimanere competitivo, sono i proprietari dei siti che vedono i loro diritti violati.
In primis, le IA di Google e OpenAI, per fornire i riassunti devono continuamente assimilare dati provenienti dai più disparati siti web. Perciò il lavoro dei content creator e giornalisti finisce gratuitamente nelle banche dati utili all’addestramento delle IA, potenzialmente violando il diritto d’autore.
In sua difesa, Google ha sempre sostenuto che lo scopo del suo browser fosse quello di cercare informazioni. Dunque, non poteva essere associato a un lavoro editoriale.
Tuttavia ora, con l’utilizzo della funzione AI Overviews e la produzione di testi propri, Google potrebbe ritrovarsi ad affrontare una questione spinosa sul tema copyright. A questo punto, potrebbe infatti essere considerato un editore a tutti gli effetti.
Il futuro del search online: la fine di un’era?
Secondo grande quesito che i proprietari di siti web si pongono (e che temono) è la possibilità che gli utenti, ottenendo già risposte soddisfacenti dalle IA, non sentiranno più il bisogno di cliccare sui link dei siti. La perdita di lettori e di ricavi derivanti dagli annunci pubblicitari potrebbe dichiarare la fine di molti siti web e di una vera e propria era tecnologica.
Tuttavia, la responsabile del progetto browser di Google, Liz Reid, assicura una stabilità del numero dei click, anzi, sostiene e confida in un aumento.
“In realtà, le persone iniziano la loro ricerca con l’IA e poi spesso scelgono di approfondire. Inoltre, l’obiettivo di Google continuerà a essere quello di inviare il traffico più utile verso i siti”.
Ciononostante, oltre a questa affermazione, Reid non fornisce dati, studi o dettagli su come Google intenda mantenere questo suo obiettivo.
Con questa nuova funzione, l’orizzonte di Google sembra comunque ben delineato. Il CEO di Google Sundar Pichai, infatti, si dichiara ottimista. “Sono arrivati i dispositivi mobili, si sono affermati i video e sono nati tipi di contenuti molto diversi da quelli che consumavamo all’epoca. Il web non è più al centro di tutto come era un tempo. Anzi, penso che sia così ormai da un pezzo”.
Articolo di T.S.