ChatGPT ancora in tribunale per violazione copyright

Nuove azioni legali contro OpenAI, società sviluppatrice di ChatGPT, e Microsoft, il suo finanziatore principale.

Gli scrittori Nicholas Basbanes e Nicholas Gage sono solo gli ultimi di una lunga serie di autori che hanno puntato il dito contro il sistema di Intelligenza Artificiale Generativa di OpenAI. Il motivo è l’utilizzo di materiale protetto da copyright per l’addestramento di ChatGPT, senza offrire nessun tipo di compenso.

OpenAI contro scrittori, fumettisti e giornalisti

La causa di Basbanes e Gage, accolta dal tribunale federale di Manhattan, ha sollevato di nuovo il problema del diritto d’autore nel campo d’addestramento dell’IA.

Già fumettisti, comici e altri scrittori di narrativa e saggistica avevano alzato la voce contro l’utilizzo senza compenso delle proprie opere come dati di addestramento.

Lo scorso dicembre, anche il New York Times aveva intentato una causa contro la società tecnologica, per evitare che i propri articoli fossero usati illegalmente come dati per chatbot, minacciando il business della testata.

L’avvocato dei due scrittori di saggistica, ex giornalisti, dichiara che è “oltraggioso” che le aziende produttrici di sistemi IA possano “alimentare una nuova industria da oltre un miliardo di dollari, senza pagare alcun compenso”.

150.000 dollari è il prezzo che richiedono per la violazione dell’opera, a titolo di risarcimento danni, oltre a un’ingiunzione permanente “per evitare che questi fatti si ripetano”.

Articolo di T.S.