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Giornata del fact-checking: i 5 consigli di Google per informarsi correttamente sul web

L’anno della pandemia, l’anno delle elezioni in molti Stati del mondo è stato un anno difficile da molti punti di vista. Lo è stato anche sul web, con la disinformazione in continua crescita e il dilagare delle fake news sui principali argomenti che preoccupavano (e preoccupano) l’opinione pubblica. 

Il mondo di internet si è quindi mosso su più fronti per arginare questa marea disinformativa e tra i tanti, il principale protagonista è stato proprio Google. Gli ultimi 12 mesi sono stati molto impegnativi anche per i fact-checker, ovvero la figura professionale che si accerta che un fatto sia realmente avvenuto e verifica le notizie e informazioni che circolano su quel fatto. 

Nell’ultimo anno sono stati pubblicati oltre 50 mila fact-check sulla Ricerca Google, visualizzati in totale circa 2,4 miliardi di volte. 

C’è da capire, però, che il fact checking non riguarda solo una cerchia ristretta di professionisti. Ogni giorno, le persone cercano prove con cui confermare o confutare informazioni di cui hanno una conoscenza solo parziale. 

Dalle analisi condotte dal colosso di Mountain View, le ricerche su Google del tipo “è vero che…” sono state più frequenti di ricerche del tipo “come fare il pane”. 

Ecco perché nella Giornata internazionale del Fact Checking, Google ha pubblicato un post sul proprio blog con cinque consigli e strumenti utili per supportare le persone nel riconoscere le fake news:

1) Fate una ricerca sulla fonte – Vi è mai capitato di imbattervi in una storia sorprendente su un sito di cui non avete mai sentito parlare? Innanzitutto, controllate se la fonte – cioè il sito stesso – ha effettuato le dovute verifiche. Potete controllare come il sito si presenta nella sezione “Chi siamo” o “About”, ma potreste anche cercare ulteriori informazioni altrove per verifica. Oppure potete cercare il punto di vista di altre persone o organizzazioni su quella fonte, chiedendo a Google di non mostrare i risultati provenienti da quel sito.

2) Verificate che un’immagine sia affidabile – Un’immagine vale più di mille parole, ma può essere anche utilizzata fuori contesto, o potrebbe essere stata modificata. È possibile effettuare una ricerca sulle immagini facendo clic con il pulsante destro su una foto e selezionando “Cerca questa immagine su Google”. È possibile farlo anche da un dispositivo mobile toccando l’immagine e tenendola premuta. In questo modo si potrà verificare per esempio se l’immagine sia già apparsa online prima, e in quale contesto, e sarà possibile capire se ci sia stata qualche modifica per alterarne il significato originale.

3) Fate un controllo incrociato – Perché limitarsi a una sola fonte quando ce ne sono molte a disposizione? Controllate se (e come) diverse testate giornalistiche hanno parlato dello stesso evento, così da potervi farvi un’idea più completa. Passate alla modalità “Notizie” della Ricerca Google, oppure cercate un argomento su news.google.com. Assicuratevi di fare clic su “Copertura completa” quando l’opzione è disponibile.

4) Consultate i fact-checker – I fact-checker potrebbero già aver preso in esame la strana storia che un vostro parente o amico ha inviato nella chat di gruppo oppure una storia simile che vi può aiutare a capire cosa sia successo veramente. Provate a cercare l’argomento sul Fact Check Explorer, che raccoglie più di 100mila notizie verificate da editori autorevoli di tutto il mondo.

5) Usate Google Maps, Earth o Street View per verificare un luogo – Se la storia che state leggendo contiene immagini su un posto, provate a cercarlo su Google Earth oppure con Street View su Google Maps”.

“Oltre ad aiutare le persone a riconoscere casi di disinformazione online, il nostro impegno – si legge nella nota di Google – ha l’obiettivo di sostenere l’ecosistema dei fact-checker. Proprio qualche giorno fa, abbiamo finanziato con 3 milioni di dollari il lavoro dei giornalisti impegnati nel fact-checking relativo al processo di immunizzazione al Covid-19, in particolare con progetti che si rivolgono a persone normalmente non esposte alle pratiche di fact-checking”. 

Irene Vitale

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