Sedici ore di maratona negoziale per arrivare finalmente all’approvazione del Digital Service Act (DSA). L’accordo è “storico”, come lo ha definito la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.
Finalmente ufficializzato il principio che ‘ciò che è illegale offline lo deve essere anche online’. E da qui parte la rivoluzione europea del mondo online. Il nuovo manuale contiene tutte quelle regole che i giganti del web dovranno seguire per supervisionare i contenuti online, assumersi la responsabilità di ciò che circola sulle loro piattaforme, e proteggere gli utenti.
Obblighi e divieti
Aggiornate quindi la direttiva comunitaria sull’e-commerce datata 2000. Superata, dalla crescita esponenziale di queste piattaforme che, da adesso, nel vecchio continente, devono essere ritenute “responsabili dei rischi che i loro servizi possono comportare per la società e per i cittadini”.
In particolare, è previsto lo stop alle pubblicità mirate sui minori, la profilazione degli utenti in base a religione, sesso o preferenze sessuali, e tecniche manipolative come i modelli oscuri che costringono le persone a fare clic sui contenuti.
In capo alle piattaforme con oltre 45 milioni di utenti ci sono precisi obblighi che riguardano la trasparenza e la tutela dei diritti fondamentali (pluralismo dei media compreso).
Gli OTT dovranno rendere noti i propri algoritmi e gestire direttamente la moderazione dei contenuti. Pena? Multe fino al 6% del loro giro d’affari annuo globale o di incappare nel divieto di operare sul suolo europeo. I giganti del web avranno quindici mesi di tempo per adeguarsi.
Molti hanno commentato questo passo storico dell’Ue, ma tra le voci, spicca quella dell’ex Presidente USA, Barak Obama: “Le nuove leggi dell’Ue per regolamentare gli abusi che si vedono nelle Big Tech sono tra le più radicali degli ultimi anni”.