Per il recepimento sulla Direttiva Ue 2019/790 sul Copyright arriva l’ok del Parlamento. Infatti, sia Senato che Camera hanno espresso i loro pareri sullo schema di decreto.
Sembrano confermati i due temi sensibili: l’impostazione sugli snippet e il ruolo dell’AGCOM. È ciò che emerge dai pareri delle commissioni Cultura e Trasporti della Camera sia quelle del Senato, Giustizia e Lavori pubblici-comunicazione.
Adesso il governo valuterà i due documenti per poi approvare la versione definitiva del futuro decreto legislativo. Il che avverrà molto probabilmente (secondo alcune indiscrezioni) nelle prossime due settimane.
Lo snippet
La definizione di estratto breve è stata sicuramente una delle principali problematiche discusse durante le scorse settimane, anche nelle audizioni svolte con i soggetti rappresentativi del settore.
Sullo snippet entrambi i rami del Parlamento sembrano confermare un’interpretazione qualitativa (senza prevedere un numero fisso di caratteri), per facilitare la circolazione delle informazioni, tutelare i diritti degli editori e soprattutto non rendere superflua la lettura dell’intero articolo giornalistico.
Comunque, si intende porre particolare attenzione alla capacità di prevenire eventuali contenziosi. Rischio difficile da ridurre in modo significativo, però, a meno che non si decida di fissare un parametro oggettivo.
Il ruolo dell’AGCOM
L’altro tema su cui la discussione si era concentrata nelle scorse settimane era quello riguardante il ruolo dell’Agcom. L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni dovrebbe comportarsi da ente terzo con il compito di facilitare gli accordi tra editori e piattaforme online che ne riportano i contenuti giornalistici, qualora si dovessero creare delle controversie.
Queste controversie potrebbero crearsi nel caso in cui l’editore in questione avesse un minor potere contrattuale e quindi necessitasse effettivamente di un supporto da parte delle Istituzioni.
Quindi, per entrambi i pareri il ruolo dell’Agcom dovrebbe essere orientato ad assicurare un meccanismo di negoziazione che sia rinforzato, pur rimanendo fluido.
Ma con delle differenze tra i due rami del Parlamento: alla Camera si chiede esplicitamente che il regolamento, in base a cui interverrà l’Authority, sia frutto del confronto tra tutte le parti interessate e tenga conto anche del parere del Garante per la protezione dei dati personali. Con lo scopo di arrivare a determinare dei criteri che tengano in considerazione i prezzi correntemente praticati e gli editori di dimensioni minori. Invece, al Senato, l’attenzione sembra posta in primis sulla natura esemplificativa e non tassativa di questi criteri.