La piattaforma e il motore di ricerca basato su un sistema di Intelligenza Artificiale (IA), AI Perplexity, è stato accusato di violazione di copyright da parte del Wall Street Journal e dal New York Post.
Per questo la società madre dei due media, la NewsCorp, ha intrapreso un’azione legale contro la start up, chiedendo la cessazione dell’utilizzo dei suoi contenuti e dei suoi database.
La disputa legale comincia da una violazione su larga scala dei contenuti protetti da copyright di proprietà NewsCorp. Stando al testo della denuncia, Perplexity avrebbe copiato articoli senza prima domandare e ottenere il consenso dei titolari dei diritti d’autore.
Essendo l’IA addestrata con i contenuti provenienti da tutto l’universo digitale, ad ogni richiesta dell’utente, il sistema ricerca nel web indistintamente sintetizzando le informazioni e rispondendo in modo centrato. Proprio da questa capacità nasce il problema della privacy ma soprattutto del copyright, motivo per il quale NewsCorp è entrata in disputa con l’azienda tech.
La testata afferma che questo processo sia estremamente dannoso per il settore giornalistico. Infatti, fidelizza i clienti verso l’IA piuttosto che nei confronti dei reali detentori dei diritti del prodotto giornalistico. In aggiunta a ciò, le entrate sono dirottate non ai produttori bensì ai fornitori di sistemi di IA, affondando ancora di più il settore.
A tutto questo si legano le accuse di plagio e l’attribuzione errata delle fonti a NewsCorp. Infatti, molto spesso AI Perplexity ha inventato o citato fonti false o sbagliate attribuendole a diverse redazioni sotto NewsCorp.
La trafila giudiziaria è in realtà già iniziata da qualche mese, con la lettera inviata dal gruppo giornalistico a Perplexity lo scorso luglio nella quale si notificava l’uso non autorizzato di contenuti e l’attribuzione errate di fonti. La lettera è rimasta senza risposta e proprio per questo è partita la denuncia ufficiale.
Robert Thomson, amministratore delegato di NewsCorp, ha chiesto al tribunale Southern District of New York la cessazione dell’uso non autorizzato dei suoi contenuti giornalistici e soprattutto l’eliminazione completa del database aziendale da Perplexity.
Tuttavia, questo non sembra un rifiuto dell’IA da parte del grande gruppo editoriale. Infatti, è stato proprio Thomson a elogiare gli accordi di alcune testate con OpenAI per l’addestramento dell’IA, riferendosi in particolare all’ultimo siglato con Hearst.
Articolo di T.S.
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