La pirateria editoriale prende sempre più piede sull’app di messaggistica di Telegram. Nelle chat sono quotidianamente distribuite, in maniera del tutto illegale, copie di quotidiani e periodici.
Il Nucleo speciale tutela privacy e frodi tecnologiche della Guardia di Finanza (GdF) ha da poco stroncato un nuovo traffico dei “truffatori di giornali”. I finanzieri hanno denunciato 8 persone tra Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Campania con l’accusa di essere gli amministratori di 545 canali Telegram, utilizzati per diffondere testate digitali in modo abusivo.
I canali, ora sequestrati dalla GdF, consentivano a quasi 600mila utenti di accedere ogni giorno a prodotti editoriali protetti da copyright. I contenuti venivano sottratti dalle fonti ufficiali con sistemi di hackeraggio e poi diffusi sul mercato secondario delle chat.
Il sistema
Gli amministratori traevano profitti attraverso due meccanismi. Il primo era la cosiddetta “affiliazione”, cioè la pubblicazione nella chat di link di e-commerce, i quali restituivano poi agli organizzatori una percentuale sulle vendite. Il secondo riguardava la “sponsorizzazione”, cioè la pubblicazione di banner pubblicitari dietro pagamento di un corrispettivo.
La denuncia dell’OdG della Lombardia
Le indagini dei finanzieri sono partite nel 2020, a seguito della denuncia formale presentata dal Presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia.
Gli accertamenti degli investigatori hanno portato a scoprire una rete illegale molto più ampia rispetto a quella denunciata. I responsabili, che si schermavano dietro nomi di fantasia, sono stati individuati con tecniche di indagine innovative, incrociando una serie di dati di traffico.
La magistratura ora dovrà stabilire anche le responsabilità degli utenti che hanno usufruito del sistema, i quali rischiano una multa che va dai 103 a 1032 euro.