Un marketplace del giornalismo, in cui si possono inserire i propri articoli e farli tracciare da una catena di blockchian (letteralmente “catena di blocchi”) “una struttura dati condivisa e immutabile definita come un registro digitale in cui il contenuto una volta scritto non sarà più né modificabile né eliminabile, a meno di non invalidare l’intera struttura”. Questa è la proposta italiana per ottenere più facilmente le royalty sui contenuti da parte dei grandi OTT -Facebook e Google in primis-. È Linkiesta il quotidiano online italiano di notizie e approfondimenti, a riportare la notizia.
Su tale piattaforma si potrà risalire alla fonte e all’autore, creando un enorme giornale online che raccoglierà tutte le firme giornalistiche, ma per iniziare serve un grande gruppo editoriale e soprattutto una notevole quantità di denaro. In ogni caso, una struttura del genere, Google e Facebook dovranno riconoscere una royalty per ogni pezzo scritto.
L’emergenza sanitaria, come più volte ribadito, ha fatto crescere notevolmente la domanda di informazione, facendo risalire anche la percentuale di credibilità e di affidabilità dei media. Molti utenti affermano di informarsi principalmente ancora sui social network, ma molti altri hanno modificato le proprie abitudini di fruizione dell’informazione proprio durante il periodo di lockdown, cercando sempre più spasmodicamente aggiornamenti e news direttamente da fonti certificate e siti istituzionali, abbandonando quindi l’intermediario che li portava alle notizie.
Il problema dell’intermediazione è sempre stato una delle principali problematiche del giornalismo digitale, un sistema online stile ‘Vevo’ per i video musicali, potrebbe dare un bollino di certificazione alle notizie prodotte, senza dover vedere gli stessi contenuti fruiti gratuitamente su piattaforme esterne. Nello stesso sistema verrebbe posto anche un filtro per le fake news, limitando la circolazione delle notizie false.
Ma cos’è un marketplace? Si tratta di una piattaforma online che mette in contatto due parti: chi vuole vendere incontra subito chi vuole comprare, bypassando gli intermediari. I marketplace non possiedono i beni che propongono, lavorano con software e algoritmi.
Il diritto d’autore è un tema da anni molto dibattuto, l’UE ha emanato più di un anno fa ormai la “Direttiva europea sul diritto d’autore nel mercato unico digitale” che gli Stati membri hanno l’obbligo di recepire entro il 2021 (l’unico ad averla attuata è la Francia). Il Sottosegretario con delega all’informazione e all’editoria, Andrea Martella, ha recentemente affermato che “il 14 febbraio scorso, poco prima che esplodesse la pandemia, il governo ha depositato in senato il disegno di legge che dispone il recepimento della direttiva comunitaria sul diritto d’autore. A causa dell’emergenza sanitaria si è svolta una sola seduta ma credo che ci siano le condizioni perché il Parlamento, il Senato in questo caso, possa riprendere in esame il provvedimento e si possa arrivare alla sua approvazione ben prima del giugno del 2021, previsto dalla stessa direttiva e auspico che questo possa avvenire entro la fine di quest’anno”. Quindi l’Italia potrebbe avere presto la sua legge sul copyright.
L’idea circola da un po’, chissà se e quando si potrà vedere la sua realizzazione.