Riportiamo integralmente il Discorso del Presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, in apertura della Conferenza di alto livello “Andare incontro al futuro: la sfida della rivoluzione digitale”.
Mercoledì 25 aprile scorso, presso il Parlamento europeo a Bruxelles esperti, legislatori e parti interessate si sono incontrati in occasione di una Conferenza ad alto livello dal titolo “Andare incontro al futuro: la sfida della rivoluzione digitale”, organizzata congiuntamente dal Parlamento europeo e dalla Commissione europea per offrire uno spazio di confronto sulle sfide e sulle opportunità dell’economia digitale.
Si è discusso sulla capacità dell’UE di promuovere in concreto l’innovazione, di sviluppare un’economia dei dati e di approfittare delle tecnologie dell’informazione di nuova generazione. Ha introdotto i lavori il Presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani. Ecco il suo discorso:
Introduzione: un quadro di regole per garantire libertà, responsabilità e fiducia
«Sono davvero lieto di ospitare qui, nella plenaria del Parlamento, quest’iniziativa promossa insieme alla Commissaria Gabriel su un tema sempre più cruciale per i nostri cittadini.
Dalla fine degli anni ‘90 le tecnologie digitali e le loro applicazioni sono diventate parte integrante della nostra realtà quotidiana. Come per le precedenti rivoluzioni tecnologiche e industriali, sta cambiando il modo di produrre, fornire servizi, lavorare, consumare; così come sta cambiando il mondo del lavoro e le necessarie competenze. Come per l’avvento del vapore, dell’elettricità o delle telecomunicazioni, una trasformazione così radicale ha bisogno di regole; senza le quali si rischia una giungla dove vale la legge del più forte.
Lo scandalo Cambridge Analytica sull’utilizzo illecito di dati personali raccolti da Facebook, al fine di influenzare risultati elettorali, è l’ennesima dimostrazione dell’urgenza di governare le piattaforme digitali.
Per esprimere tutte le sue potenzialità di crescita, occupazione o sviluppo tecnologico, la rivoluzione digitale ha bisogno di libertà. Ma non dobbiamo dimenticare che, nelle nostre democrazie liberali, la libertà deve essere accompagnata dalla responsabilità.
Finora non è sempre stato così. Non solo a causa del rapidissimo sviluppo delle applicazioni digitali; ma anche per un’errata concezione ideologica che vede in qualsiasi intervento normativo un freno allo sviluppo. Sarebbe come se, per non rallentare la diffusione delle automobili all’inizio dello scorso secolo, ci si fosse rifiutati di introdurre un codice della strada con multe e semafori. In realtà, delle buone regole sono la base per uno sviluppo equilibrato, dove la tutela delle persone e del mercato crea fiducia e fa da volano ad investimenti, tecnologia e crescita.
I giganti del web non possono essere legibus solutus (esonerati dal rispetto delle leggi – ndr). Devono essere soggetti alle stesse regole su protezione dei lavoratori, privacy, consumatori, trasparenza, tassazione o proprietà intellettuale previste per le altre imprese. Questo anche per garantire una concorrenza leale con gli operatori tradizionali. Buone regole di concorrenza devono assicurare il funzionamento del mercato Ue, senza barriere e abusi di posizioni dominanti che danneggiano imprese e consumatori.
In Europa, circa 250 milioni di persone utilizzano internet quotidianamente. Abbiamo il dovere di tutelarli, insieme a chi, pur non utilizzando Internet, ne subisce le conseguenze.
Il 99% dei cittadini ha riscontrato notizie totalmente false diffuse dalle piattaforme. L’83% degli europei ritiene le fake news una minaccia per la democrazia.
Le piattaforme che si comportano come editori, con lauti ricavi da pubblicità, devono anch’esse essere responsabili dei contenuti. Non possono permettere impunemente la diffusione di pedo-pornografia, messaggi di radicalizzazione e di propaganda terroristica, odio razziale, vendita illegale di armi, contraffazione o notizie palesemente false.
Devono investire di più in risorse umane e sviluppo tecnologico, per evitare che la libertà si trasformi in una pericolosa anarchia.
Buone regole vuol dire anche trovare il giusto equilibrio tra libertà degli utenti e rispetto della loro vita privata. Non è accettabile che il prezzo da pagare per accedere alle applicazioni online sia la rinuncia alla privacy.
Lo scandalo Facebook-Cambridge Analytica richiama la politica al dovere di vigilare per evitare abusi; ma offre anche l’opportunità per ricordare che l’Ue è all’avanguardia in materia di rispetto della privacy.
Il 25 maggio entreranno in vigore nuove regole europee che garantiscono, tra l’altro, il diritto all’oblio, ad essere protetti dall’invio selvaggio di mail pubblicitarie, a sapere quando i dati personali sono stati violati e come vengono utilizzati».
Una tassazione più equa
«Le piattaforme online non possono sostituirsi allo Stato imponendo gabelle e diritti di passaggio, senza a loro volta pagare alcuna imposta.
I nostri cittadini chiedono equità fiscale. Ma oggi, assistono sgomenti a un vero e proprio “dumping” (ribasso di aliquote e pressione fiscale da parte di uno stato per attrarre contribuenti ed investitori da altre parti del mondo – ndr) che impoverisce tutti e costringe chi perde gettito a tassazioni oppressive su imprese e lavoro.
Quando alcuni Stati, che beneficiano del mercato interno, offrono condizioni irrisorie, palesemente inique, a multinazionali e giganti del web per attirarli sul proprio territorio, di fatto danneggiano tutta l’Unione. Da una parte, drenando i profitti effettuati da queste imprese nell’intero territorio europeo. Dall’altro, costringendo gli altri Stati a compensare questi mancati proventi con più tasse o, tagli ai servizi sociali.
Si stima che la base imponibile nascosta da questi comportamenti sia di almeno 600 miliardi l’anno, con una perdita di entrate per i Paesi Ue superiore ai 100 miliardi. Con il sistema di risorse proprie chiesto dal Parlamento, queste entrate consentirebbero di aumentare notevolmente il bilancio Ue senza gravare sui cittadini.
Come proposto da Parlamento e Commissione, le piattaforme andrebbero tassate dove creano valore; ossia dove raccolgono pubblicità, vendono dati, hanno visualizzazioni e contatti, o effettuano transazioni».
Più investimenti nel digitale per competitività e lavoro
«Un buon quadro di regole è indispensabile per creare fiducia e attirare investimenti. Ma questo non basta per colmare il divario tra chi riesce a cogliere le opportunità dell’economia digitali e, chi rischia di restarne fuori.
Non possiamo accettare che la connessione veloce sia disponibile per il 90% degli abitanti delle grandi città e solo per il 40% di chi vive in zone rurali.
Al Vertice di Tallinn del settembre scorso, le Istituzioni Ue e i capi di Stato e di governo si sono impegnati ad investire di più nel digitale. Il primo banco di prova è l’attuale discussione sul nuovo bilancio pluriennale Ue. E’ essenziale che vengano aumentati in maniera sostanziale investimenti in ricerca, innovazione, sviluppo industriale e formazione.
L’Unione è la nostra forza. Per far crescere start up e modelli di business innovativi, abbiamo bisogno di economie di scale e risorse. Solo insieme, in un mercato integrato del digitale con 500 milioni di utenti, possiamo avere successo. Nessuno Stato membro da solo è in grado di sviluppare la connettività 5G, la cybersicurezza, la gestione di grandi quantità di dati.
Dobbiamo essere leader nelle tecnologie che sono alla base della nostra capacità di competere e creare lavoro: internet delle cose, intelligenza artificiale, robotica, industria 4.0.
A febbraio, abbiamo approvato il nuovo regolamento sul geo-blocking che permette a tutti di accedere ai contenuti, ai beni e servizi online prodotti nell’Unione.
Entro l’estate il Parlamento definirà nuove regole per la libera circolazione dei dati non personali garantendo la loro fruibilità, nel rispetto dei contenuti sensibili per pubblica sicurezza, anche se archiviati in altri Stati membri.
Tra qualche ora inizierà il sesto trilogo sul Codice delle Telecomunicazioni che consentirà lo sviluppo di nuovi servizi. Come per il roaming, la gestione delle frequenze o della connettività locale, il Parlamento è pronto a fare la sua parte».
Più investimenti in educazione e formazione per non lasciare indietro nessuno
«La formazione è un altro elemento chiave dove investire di più. Quanti lavori sono cambiati negli ultimi 25 anni? Dall’avvento di internet figure professionali come l’analista di dati, i programmatori di software, i creatori e gestori di algoritmi, i bloggers, sono diventate fondamentali. Così come la chirurgia robotica o la consulenza online.
Secondo il World Economic Forum il 65% dei bambini che entrano nella scuola primaria svolgeranno lavori che oggi non esistono. Questo comporta una necessaria riforma del sistema educativo europeo nel suo complesso.
Non possiamo permetterci di avere giovani disoccupati ed imprese che vanno via per mancanza di competenze».
Conclusioni
«Nella dichiarazione congiunta sulle priorità legislative 2018/19, Parlamento, Commissione e Consiglio UE si sono impegnati a completare il Mercato Unico Digitale. Questo significa anche adottare, entro questa legislatura, regole per garantire un alto livello di protezione dei dati personali e i diritti digitali di cittadini e imprese.
Non vi sono dubbi sui tanti aspetti positivi della rivoluzione digitale. Oltre al miglioramento di produttività industriale, connettività, trasporti o reti elettriche, pensiamo anche all’impatto positivo sulla qualità della vita dei cittadini.
Queste tecnologie stanno portando enormi vantaggi in molti campi della chirurgia e della medicina, consentendo anche cure a distanza. Hanno anche aumentato la nostra sicurezza. Ad esempio, l’e-Call di chiamata d’emergenza, che proprio dal 31 marzo scorso è obbligatorio su tutti i nuovi modelli di auto e furgoni leggeri, permetterà di ridurre le vittime di incidenti stradali di circa il 10% l’anno.
Il digitale sta contribuendo a rafforzare il controllo delle frontiere e la lotta a terrorismo e criminalità organizzata.
I consumatori beneficiano di una scelta più ampia e trasparente di prezzi e tariffe, con la possibilità di acquistare prodotti e servizi senza muoversi da casa.
Le industrie culturali e creative stanno ricevendo una forte spinta, con sinergie anche per il turismo. Penso, ad esempio, a viaggi virtuali o alla realtà aumentata in siti archeologici o alla digitalizzazione dei musei.
L’avvento del digitale è anche un’occasione da non perdere per rivoluzionare il rapporto tra cittadino e pubblica amministrazione, aumentando efficienza e qualità dei servizi e facendo scendere i costi per i contribuenti.
Ma, come per molte altre tecnologie in passato, vi sono anche seri rischi e sfide che la politica ha il dovere di affrontare. o stiamo facendo anche oggi con questa iniziativa.
Voglio ringraziare tutte le Commissioni di questo Parlamento per il loro essenziale contributo al governo del digitale.
Ringrazio anche la Commissione europea, e in particolare la Commissaria Mariya Gabriel, per il suo eccellente lavoro. Proprio oggi l’esecutivo Ue ha adottato un pacchetto di misure per contrastare le notizie false, migliorare la gestione dei dati, promuovere lo sviluppo dell’intelligenza artificiale e la correttezza e trasparenza dei servizi online.
Tuttavia, la vicenda Cambridge Analytica ci impone di non abbassare la guardia. Dobbiamo pretendere tutti i chiarimenti necessari sul possibile utilizzo dei nostri dati per manipolare i risultati elettorali, a cominciare dal referendum sulla Brexit.
Per questo, ho invitato Mark Zuckerberg a comparire di persona davanti al Parlamento per rispondere a 500 milioni di europei. Mi aspetto una sua piena collaborazione per ristabilire la fiducia dei nostri cittadini».
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