La Corte Suprema degli Stati Uniti ha temporaneamente bloccato la legge HB20, approvata lo scorso 11 maggio in Texas. La normativa consentiva agli utenti dei social di citare in giudizio una piattaforma per la censura di un post o la sospensione di un account.
La misura di blocco temporaneo permetterà alla Corte di decidere se la legge lede, come sostengono le Big Tech, i diritti sanciti dal Primo emendamento.
La legge è stata voluta fortemente dai conservatori americani, convinti da tempo che i social abbiano un atteggiamento censorio verso le proprie opinioni.
Nel settembre 2021, il repubblicano Greg Abbott ha firmato il testo della legge, precisando che “c’è un movimento pericoloso da parte di alcuni social per mettere a tacere idee e valori conservatori”.
Ora, tre giudici di nomina conservatrice, Samuel Alito, Clarence Thomas, Neil Gorsuch e la liberal Elena Kagan,si sono espressi contro la misura di interruzione. Il giudice Alito ha dichiarato di non aver deciso in merito alla costituzionalità della legge, ma che avrebbe preferito che essa restasse in vigore durante la revisione.
Se il blocco temporaneo rappresenta una sconfitta per il fronte dei conservatori repubblicani, le Big Tech incassano un’altra vittoria.
Da subito, infatti, la legge aveva incontrato l’opposizione di NetChoice e della Computer and Communications Industry Association (CCIA), gruppi che rappresentano gli interessi degli OTT. Nel 2021, queste associazioni erano riuscite a bloccare la legge in tribunale ma l’ingiunzione era stata ribaltata dalla Corte d’Appello.
Per le aziende social, appunto, la legge sarebbe “incostituzionale” perché le obbligherebbe a ospitare contenuti in violazione alle loro politiche e ai diritti del Primo emendamento. Inoltre, la normativa si applicherebbe a tutte le piattaforme social che hanno più di 50 milioni di iscritti mensili attivi. Proprio per questo è considerata “discriminante”, in quanto ne sarebbero esclusi social network più piccoli e popolari tra i conservatori. Ad esempio, Parler, Gab e Truth Social di Trump.
Una legge simile a quella texana è stata adottata anche dalla Florida, ma è stata a sua volta bloccata dalla Corte d’Appello la scorsa settimana.
Articolo di I.M.
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