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Seconda fase Stati generali editoria, quinto e sesto incontro con le categorie

Del quinto e del sesto incontro con le categorie non si può non dire che la chiarezza e la precisione degli interventi l’abbiano fatta da padrone. Le cose da dire ci sono e sono tante. Tutti gli attori della filiera stanno facendo puntualmente la loro parte per la riforma del settore.

L’impatto della pubblicità sul mondo dell’editoria è stato il tema del quinto incontro tenutosi martedì 13 giugno nell’ambito degli Stati generali dell’editoria, dal titolo Dalla carta stampata al digitale, effetti della raccolta pubblicitaria sull’editoria”.

Le questioni poste sul tavolo sono state diverse e i partecipanti si sono confrontati lungamente sul passaggio dalla carta al digitale che deve garantire la sopravvivenza dell’informazione di qualità e se ciò sia effettivamente possibile. La pubblicità, inoltre, con il suo modello sul web, dovrebbe sostenere i giornali online nella quasi totalità, senza però essere un mezzo di pressione su chi fa liberamente informazione.

Per fare ciò occorre un dialogo costante e fruttuoso con i colossi del web, gli over the top insomma, che regolano ampiamente la diffusione di informazione e che di conseguenza devono muoversi con trasparenza nell’ambito dell’informazione digitale nazionale.

Il dialogo, quindi, ha iniziato a prendere forma nella cornice degli Stati generali grazie alla presenza di un rappresentate di Google, manager Public policy e government relations in ItaliaEnrico Bellini, che ha dichiarato “apertura e interesse al dialogo e al confronto” da parte della azienda americana: “Stiamo cercando di fare passi avanti in tal senso. Crediamo serva un cammino non tanto rapido quanto efficace. È importante costruire soluzioni con tutti gli attori della filiera dell’informazione. Siamo gli unici Over the top qui presenti”. La strada da fare è ancora lunga ma “solo da un lavoro insieme possono scaturire soluzioni che per il mondo dell’editoria e del giornalismo che ancora non ci sono”. Insomma, l’apertura di Google al mercato editoriale italiano è totale, parole d’ordine confronto e dialogo.

Sono proprio gli attori della filiera dell’informazione che analizzano lo stato attuale del settore in tutta la cornice degli Stati generali, ponendo una particolare attenzione ai cambiamenti in atto (ormai da un decennio) che riguardano principalmente l’avvento del digitale che “ha modificato drasticamente il comparto dei media, in particolare quello delle agenzie media il cui compito è quello di pianificare strategie di comunicazioni e l’utilizzazione dei diversi canali di comunicazione: sono nate nuove figure professionali, nuove competenze e nuovi modi di investire in pubblicità”. Così è intervenuta Graziana Pasqualetto, vicepresidente Una, Aziende delle comunicazioni unite. Tutto questo cambiamento si inscrive “nell’avvento dei colossi di internet. Si calcola che ogni 100 dollari spesi in pubblicità digitale, il 70-80% siano raccolti tramite Facebook, Google, Amazon, che li sottraggono ai mezzi classici. È allora ancora più importante che questi signori accettino di farsi misurare e operino in trasparenza”. Sul tema della trasparenza, il rappresentante di Google ha ammesso “stiamo lavorando”, pur senza approfondire il discorso.

È chiaro che il rapporto tra i soggetti dell’informazione e gli over the top diventa ogni giorno più imprescindibile, è un percorso da compiere di pari passo, non solo con dialogo e confronto ma soprattutto con soluzioni e accordi pratici da prendere insieme.

Una proposta allettante che secondo Crimi “può rappresentare una scommessa” arriva dal CEO di MYntelligence, Carlo Di Matteo, che suggerisce la creazione di una piattaforma tecnologica nazionale che non comprenda i colossi del web. Questo sistema potrebbe essere una “terza via”, l’unico vero argine allo strapotere di Google, Facebook, Amazon. Per Di Matteo “contrastare realtà enormi come i colossi del web non è la soluzione che va invece ricercata nella creazione di un sistema Paese che utilizzi il vero petrolio dell’on line, ovvero i dati. (…) Le aziende dovrebbero mettersi insieme in una piattaforma tecnologica terza come sistema alternativo a Google e Facebook”. Di Matteo sposta l’attenzione sul potere del sistema direttamente nelle mani dei soggetti primari, senza passare per intermediari, tra l’altro totalmente esterni al sistema editoriale italiano. Il mercato stesso dell’informazione deve essere gestito dagli attori principali, quelli che realmente hanno “le mani in pasta”.

“Io non sono per la contrapposizione. Non credo si debba intervenire per legge per limitare la supremazia delle Over the top, significherebbe intervenire sul mercato”, così il sottosegretario Vito Crimi ha voluto chiarire il suo punto di vista; in sostanza, la sua opinione si basa sull’idea che un effetto regolatorio non deve essere per o contro una parte, ma offrire pari strumenti agli attori del mercato.

Altro tema animatamente dibattuto durante tutti gli incontri con le categorie è quello della digitalizzazione del sistema editoriale.

Il direttore generale dell’Upa, Vittorio Meloni, interviene sull’argomento evidenziando come il Paese debba scommettere “sulla competenza digitale, attraverso la formazione di tutta la filiera dell’editoria, e si impegni sotto il profilo delle infrastrutture digitali. Lo stimolo della pubblicità è fondamentale per lo sviluppo del Paese e della sua crescita”.

Era inevitabile un cenno alla nuova Direttiva UE sul Copyright. La domanda che perdura è: “in che misura i contenuti possono essere utilizzati da altri?”. Per Bellini, rappresentante di Google, la nuova direttiva “rischia di creare più problemi di quanti ne risolva. Anche i piccoli editori e molte start up hanno espresso i nostri stessi dubbi. Tutelando alcuni diritti se ne comprimono altri, e non solo il diritto all’informazione dei cittadini. (…) Serve il bilanciamento dei diritti”.

In conclusione, il direttore Digital division di Speed (Poligrafici Editoriale), Fabrizio Tomei ha riportato il dibattito sul terreno del presente nazionale, toccando il delicato argomento di fresca proclamazione, quello che riguarda i contributi pubblici, diretti e indiretti, all’editoria: “Si dice no ai finanziamenti, no alle agevolazioni, no agli sgravi fiscali, ma qualcosa va pur fatta. O gli editori sono aiutati in qualche maniera o l’informazione di qualità ve la dimenticate, perchè è troppo difficile da sostenere”. La chiarezza espressiva è inequivocabile e sicuramente dà voce alla moltitudine di attori del settore che voglio dialogare con il Governo sul tema degli aiuti economici.

Il percorso degli Stati generali si fa sempre più intenso e ricco di nuovi spunti, che via via si aggiungono incontro dopo incontro.

L’appuntamento con i poligrafici, di giovedì 13 giugno, non è stato meno carico di contributi e proposte. Richiesta principale al Governo è quella di un tavolo di settore con coinvolga l’intera filiera dell’editoria per “trovare tutti insieme soluzioni in tempi brevi”, per fronteggiare la crisi occupazionale e produttiva dovuta anche all’avvento del web.

Apre l’incontro “I lavoratori poligrafici nella società dell’informazione: nuove sfide e prospettive” il Segretario Generale Uilcom, Salvo Guigliarolo, esprimendo un concetto facilmente condivisibile: “è fondamentale parlare, confrontarci, tutti noi siamo aperti, ma se gli incontri servono solo a dar voce, senza dare alcun seguito e concretezza, è solo una perdita di tempo per tutti”.

I sindacati si muovono compatti fin dall’inizio, forti del fatto di rappresentare “migliaia di lavoratori, la vita delle loro famiglie, del territorio” ma anche evidenziando che “noi la nostra parte l’abbiamo già fatta, con responsabilità e sacrificio”. Queste le voci all’unisono di Giulia Guida di Cgil-SlcGigi Pezzini, Segretario Nazionale Cisl-FistelRoberta Musu, Segretario Nazionale Uilcom.

Ferruccio Sepe, Capo Dipartimento editoria, vero anfitrione degli Stati generali, tirando le fila dei sei incontri già svoltisi delinea chiaramente un quadro che è sempre più sotto gli occhi di tutti: “L’informazione di qualità costa molto e soffre in modo drammatico della concorrenza del web, ma l’informazione di qualità è un valore pubblico ed ha un altissimo valore sociale. Lo Stato è chiamato ad intervenire”.

Il confronto con gli altri Paesi europei, che emerge da uno studio Reuters appena condotto, mostra un panorama non del tutto noto in Italia e lo stesso Sepe ammette: “diversamente da quanto immaginavo da quanto emerge dagli aggiornamenti di uno studio Reuters sui sistemi di sostegno pubblico all’editoria in 10 Paesi dell’Europa che abbiamo appena completato, la presenza pubblica sull’informazione è molto spinta. Non solo i sostegni indiretti sono diffusi, si pensi all’IVA agevolata, ma anche Paesi come Danimarca, Svezia e altri del Nord Europa, e non solo la Francia, hanno forme di contribuzione diretta alle testate giornalistiche. Anche in Austria c’è un contributo diretto, come pure un sostegno ai giornalisti di testate che lavorano all’estero. I contributi diretti all’editoria pesano in Danimarca 8,6 euro per cittadino; in Italia 1,6 euro. Non abbiamo insomma un rapporto sproporzionato rispetto altri Paesi, lo Stato non sperpera, come vorrebbe un certo luogo comune, anzi per certi aspetti siamo sotto la media europea”.

È vero che il fondo per il pluralismo non verrà intaccato dal taglio progressivo della contribuzione diretta, ma i tagli, seppur progressivi, ci saranno, ed il settore non è ancora pronto a fronteggiare il drastico cambiamento.

I sindacati dei poligrafici proseguono la riunione con ulteriori richieste: revisione della riforma della legge n. 416/1981 per i prepensionamenti, con l’abbassamento del requisito dell’anzianità contributiva da 38 a 32 anni, “sostegno e sforzo da parte del governo per i lavoratori e per le piccole imprese” per proteggere e fiancheggiare l’editoria locale che “è presidio di democrazia sul territorio, di lavoro, di occupazione” come sottolinea Luigi Ulgiati di Ugl Carta e Stampa.

Pezzini, di Cisl-Fistel, chiede inoltre il ripristino della Commissione tecnico-consultiva dell’editoria presso il Dipartimento, con un suo ulteriore rilancio che consisterebbe nell’attribuzione di funzioni di valutazione, gestione e controllo delle norme contrattuali e dei fondi pubblici.

Sul finire la discussione vira, anche qui, sul tema degli over the top, “operatori che fatturano miliardi nel nostro Paese e non lasciano nulla, in termini fiscali, sul nostro territorio, al sistema Italia”, conclude, riprendendo la parola, Guigliarolo di Uilcom. Il problema è ormai inevitabile.

Come sempre è possibile trovare i resoconti completi degli incontri sul sito del DIE.

Il settimo incontro “Il pluralismo dei territori: come valorizzare la risorsa informazione oggi” si terrà martedì 18 giugno, mentre “Le imprese editoriali nell’era di Internet: evoluzione e tenuta del sistema” sarà il titolo dell’appuntamento di giovedì 20, a cui il Segretario Generale dell’USPI Francesco Saverio Vetere è stato invitato a partecipare.

Irene Vitale

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