Al contrario di Google, Facebook ha deciso per la linea dura e non si piegherà, almeno per ora, alle richieste dei governi che intendono far pagare le big tech per le notizie che diffondono online, sulle proprie piattaforme.
Facebook, infatti, ha lasciato (da ieri) ben 17 milioni di australiani senza i servizi news. Tutto a causa della norma (il codice di condotta vincolante, il “News Media and Digital Platforms Mandatory Bargaining Code”) che sta per essere approvata dal governo di Cranberra che prevede l’obbligo di negoziare con i media un prezzo per la pubblicazione dei loro link, paletti rigidi non solo sui soldi (se non si raggiunge un accordo sarà un arbitrato a decidere), ma anche su condivisione e trasparenza dei dati degli utenti e un preavviso di almeno un mese per ogni modifica di algoritmo, insomma, i ‘super segreti’ dei big.
Ovviamente la sfida di Facebook all’Australia è un monito chiaro e senza troppi giri di parole rivolto a tutti quei governi che dovessero ispirarsi a questo modello, soprattutto in Europa dove si stanno tentando varie vie per far pagare le news alle piattaforme.
Il colosso dei social non ha neanche aspettato l’approvazione della legge prima di compiere un’azione così decisa perché, secondo Facebook, la legge “fraintende la relazione tra la nostra piattaforma e gli editori”. Lo stesso Zuckerberg aveva avvertito qualche tempo fa che la legge “sfida la logica e danneggia la vitalità a lungo termine del settore giornalistico e dei media australiani”.
William Easton, AD di Facebook per Australia e Nuova Zelanda, ha commentato: ”Ci ha lasciato di fronte a una scelta netta: tentare di rispettare una legge che ignora la realtà di questo rapporto o vietare i contenuti di notizie sui nostri servizi in Australia. A malincuore stiamo scegliendo quest’ultima opzione”.
Ma gli australiani non ci stanno e su Twitter già spopola l’hashtag #deletefacebook.
Il blocco riguarda tutti i link dei media australiani: giornali, tv, siti sono spariti dalle bacheche e con essi anche i post pubblicati in passato. Gli editori australiani “non possono condividere o pubblicare alcun contenuto sulle pagine Facebook”, mentre gli editori internazionali possono continuare a pubblicare, “ma i link e i post non saranno visualizzati o condivisi dal pubblico australiano” e, viceversa, “gli utenti di tutto il mondo “non possono condividere contenuti di notizie australiane”, quelli australiani neppure visualizzarli.
Un blocco totale, studiato nei minimi dettagli, che il primo ministro australiano, Scott Morrison ha prontamente commentato sulla propria bacheca Facebook: “Interrompendo i servizi di informazione essenziali sui servizi sanitari e di emergenza, sono state tanto arroganti quanto deludenti”.