
Solo il 5,9% delle imprese italiane dimostra un’elevata attitudine digitale, percentuale che sale per quanto riguarda l’innovazione (7,6%).
“Innovazione e digitale sono elementi chiave per affrontare la ripartenza dopo il lockdown dovuto all’emergenza Covid-19”, afferma Marco Preti, amministratore delegato di Cribis. “I numeri ci dicono che in quest’ambito c’è ancora molto da fare, ma per rispondere efficacemente alla crisi è necessario ripensare strategie e processi produttivi, puntando ad un approccio che, facendo leva su innovazione e canali digitali, consenta di trasformare la ripartenza in un’occasione di rilancio”.
Cribis ha analizzato l'”attitudine digitale” delle aziende italiane in base a una serie di parametri di valutazione: gli investimenti in digital marketing e trasformazione digitale, quanto e come l’impresa utilizza il canale internet per il proprio business, l’efficacia del sito e delle attività di e-commerce. Solo il 5,9% del campione esaminato da Cribis si distingue per l’elevata attitudine digitale. Per la maggior parte dei casi (70,3%) si tratta di aziende che hanno fino a 10 dipendenti e sono state fondate dopo il 2000 (59,1%).
In base all’analisi di Cribis, il Trentino – Alto Adige è la regione con la percentuale più elevata (8,4%) di aziende più vocate al “digitale” sul totale delle imprese del territorio, seguita da Veneto (7,6%), Friuli-Venezia Giulia e Lombardia (a pari merito con 7,4%), Emilia – Romagna (7,1%) e Valle d’Aosta (6,9%). Agli ultimi posti della classifica la Calabria (2,6%), preceduta da Molise (2,8%) e Basilicata (3,2%).
A livello provinciale, Trento e Rimini, entrambe con il 9,1%, detengono il primato per quanto riguarda la vocazione digitale. Alle loro spalle Lecco (8,8%), Vicenza (8,5%), Bologna (8,3%) e Padova (8,2%). Fanalino di coda Crotone con l’1,7%, preceduta da Enna (2,2%), Sud Sardegna (2,3%) e Reggio Calabria, Foggia, Caltanissetta, Caserta, Nuoro (2,4%).
Sotto il profilo del settore merceologico, la percentuale più alta di imprese con attitudine digitale sul totale del campione esaminato da Cribis si registra nel macro-settore dei “servizi” (33,6%), seguito da “industria e produzione” (20,6%) e “commercio al dettaglio” (14,4%), mentre per quanto riguarda i micro-settori prevalgono i “servizi commerciali” (4,5%), la “programmazione per computer e produzione software” (3,3%) e la “consulenza e pubbliche relazioni” (3%).
Per stabilire il livello di innovazione delle imprese Cribis ha preso in considerazione diversi criteri: dallo sviluppo di brevetti innovativi all’approccio smart al business, dagli investimenti in ricerca e sviluppo all’attività di export. Ne emerge un identikit di aziende giovani e situate al Nord. Il 63,9% delle imprese, infatti, è stato fondato dopo il 2000, mentre il 65,1% ha sede al Nord, come conferma la classifica regionale, che vede in prima posizione la Lombardia (13,1%), seguita da Trentino – Alto Adige (9,9%) e Veneto 9,4%. Ai piedi del podio il Lazio (8,3%), che precede di misura l’Emilia – Romagna (8,2%), mentre Calabria (1,9%), Molise (2,2%) e, ex aequo, Sicilia e Basilicata (2,6%) sono le regioni con la più bassa concentrazione di aziende innovative.
(ITALPRESS).