Si parla in continuazione di come Internet abbia travolto il mondo del giornalismo, rivoluzionandone totalmente la struttura, i modelli di business e le figure professionali del settore. Il calo della carta stampata ci viene raccontato mese dopo mesi da studi, analisi e dati. Sempre meno edicole, ma soprattutto sempre meno interesse nell’acquistare i giornali cartacei, avendo la possibilità di reperire le notizie online, semplicemente tenendo tra le mani uno smartphone.
Gli editori e i giornalisti si interrogano quindi su come trasformare il proprio mestiere, assecondando i cambiamenti continui della rete e delle preferenze di fruizione dei lettori. Un esempio di trasformazione avvenuta, non ancora ultimata, ma comunque un modello che ha prodotto dei risultati molto positivi, è quello del New York Times.
Il giornale statunintense, fondato nel 1851, deve sicuramente la sua longevità alla sua capacità continua di adattamento, tanto che lo stesso motto “All the News That’s Fit to Print” (Tutte le notizie che valga la pena stampare), è stato riadattato in “All The News That’s Fit to Click” (Tutte le notizie su cui valga la pena cliccare), tanto per rimanere aggiornati su ogni aspetto del marchio.
Parlando di numeri, il NYT, nel 2018, ha generato 709 milioni di dollari di ricavi dal digitale. Più di 3,3 milioni di persone pagano ogni anno per avere accesso ai prodotti digitali del giornale americano, dalle notizie ai cruciverba fino alle app sul food (+27% degli abbonati digitali dal 2017), generando da soli, 400 milioni di dollari. Nonostante questa importante crescita, il NYT mira a raggiungere gli 800 milioni di ricavi dal digitale nel 2020, considerando che dei suoi 4,3 milioni di abbonati, 3,4 milioni sono digitali, quasi l’80% del totale.
“Non commettere errori, questo è l’unico modo per proteggere le nostre ambizioni giornalistiche. Non fare nulla o essere timidi nell’immaginare il futuro significherebbe rimanere indietro”, scriveva qualche anno fa Dean Baquet, il primo direttore afroamericano del Times ai giornalisti, all’inizio del piano di rilancio al 2020.
Ma il dato più interessante (e rilevante) è quello che riguarda la pubblicità digitale, che nel 2018, per la prima volta nella storia della società, supera quella della carta dal punto di vista dei ricavi. Infatti, la pubblicità digitale è cresciuta dell’8,6%, a 259 milioni di dollari: +23% a 103 milioni di dollari, contro un calo del 10%, a 88 milioni di dollari per la cartacea.
Ovviamente, l’incremento dei ricavi permette alla società di aumentare gli investimenti nel digitale, di continuare a crescere e a svilupparsi nella direzione in cui il giornalismo (e il mondo dell’informazione in generale) sta andando da qualche anno ormai.
Ma cosa rende il NYT così seguito e letto? Sicuramente la qualità. Ogni articolo scritto dal NYT è un articolo scritto dal NYT, non è mai un copia-incolla di un lancio di agenzia di stampa, ma offre sempre qualcosa in più come un approfondimento, un’opinione, specifici contenuti multimediali, così da differenziarsi sempre nel fiume di notizie sul web che si accavallano e si rincorrono continuamente.
L’altra caratteristica è proprio il “digital first”. Le notizie vengono scritte sul web e per il web, l’edizione cartacea è diventata una raccolta delle migliori notizie della versione digitale. Una totale inversione di rotta, insomma. Si punta sul digitale per rendere il cartaceo un prodotto nuovo e spesso le notizie sul cartaceo, più che altro le inchieste, risultano essere online già da qualche giorno.
Tutta questa spinta sul digitale, richiede quindi maggiore presenza di video, podcast audio e inchieste che siano pensate prima di tutto per la multimedialità che il web richiede: infografiche, foto, video.
Senza dubbio è stata anche attenta e studiata la politica di prezzo proposta dal NYT. Molti gli investimenti nel marketing e nell’advertising, prezzi alla portata di tutti e quindi una capacità considerevole di avvicinare il lettore (l’abbonamento base solo digitale -giornale digitale, app, sito e newsletter tematiche- costa 2 dollari a settimana, 104 dollari l’anno, circa 90 euro).
Il modello del NYT dà fiducia e conferma la tesi che i lettori sono disposti a pagare per un’informazione realmente di qualità.