L’Aicdc (Associazione italiana content e digital creators) si dichiara disponibile a collaborare con l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) per discutere un codice comportamentale. Dal tavolo tecnico del 10 gennaio e aggiornato il 16 escono le prime linee guida per operatori e influencer al fine di ricostruire una fiducia con i consumatori.
Il passo avanti dell’Aicdc
Il vicepresidente dell’Aicdc, Mauri Valente, ha espresso la volontà dell’Associazione a lavorare con l’Autorità ricordando che “la trasparenza è fondamentale per mantenere ottimi rapporti con la propria community. Ed è per questo che siamo fortemente a favore di una regolamentazione del settore”.
Tuttavia, ritiene altresì fondamentale “affrontare tutte le questioni parallelamente, perché influencer e content creator non possono essere considerati a prescindere editori: non possiedono né hanno facoltà decisionale sui social all’interno dei quali operano. Per questo chiediamo di coinvolgere tutte le piattaforme e di valutare le metriche che delimitano il perimetro dei professionisti inclusi”.
Infatti, per ogni social ci sono regole e ogni content creator può influenzare i consumatori in modo e in quantità diversa. Per questo si è giunti a concordare la necessità di “una regolamentazione complessiva che tenga presente istanze e necessità di tutto il comparto, coinvolgendo tutti gli attori per riflettere insieme su come poter rendere l’adv riconoscibile utilizzando tutti gli strumenti più moderni che la tecnologia ci mette a disposizione”.
La Delibera n. 7/24/CONS
Le regole non sono ancora del tutto precise, ma l’Autorità e l’Aicdc hanno perlomeno raggiunto un primo accordo con la Delibera n. 7/24/CONS. Si fa riferimento al Testo Unico sui Servizi di Media audiovisivi, che in aggiunta ai nuovi paletti imposti dall’AGCOM, serviranno a regolamentare la comunicazione sui social.
Viene sottolineato in primis il divieto di diffusione di odio, violenza e discriminazione o istigazione ai reati. Si passa poi alla definizione di “influencer” e alla loro “attività economica” sulla quale hanno la “responsabilità editoriale sui contenuti, la include il controllo effettivo sulla creazione, sulla selezione o sull’organizzazione degli stessi”.
I contenuti degli influencer che abbiano almeno 1 milione di follower e che abbiano superato un engagement medio del 2% hanno un “impatto rilevante su una porzione significativa di pubblico”. Da qui l’onere e l’onore di “responsabilità editoriale”.
In casi di ricorso a pratiche subliminali, pubblicità occulta o una prestazione non veritiera dei fatti, oltre alla conseguente disinformazione che ne comporta, gli influencer saranno sottoposti a multe dai 10mila agli oltre 600mila euro.
Articolo di T.S.