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Il senso del governo per l’editoria (seconda parte: strumenti di sostegno)

Come l’attuale governo giallorosso vuole affrontare e risolvere i problemi del comparto editoriale.

Cerchiamo di capire il presente e il futuro dell’editoria prefigurati dal governo Conte-2, tramite le linee guida dell’impegno istituzionale e politico dell’Esecutivo tracciate da Andrea Martella, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega all’editoria, nella Audizione informale svolta presso la Commissione Cultura della Camera dei Deputati.

Per titolare questa serie di otto articoli che verranno man mano proposti, abbiamo preso in prestito l’intestazione di un romanzo di Peter Høeg (“Il senso di Smilla per la neve”), da cui è stato tratto l’omonimo e famoso film del 1997 di Bille August, con Julia Ormond.

– Qui il link per leggere la prima parte.

In questa seconda  parte, Martella esamina gli strumenti di sostegno alla filiera editoriale, evidenziando l’esigenza di un riordino e di una stabilizzazione della legislazione e dell’intervento pubblico:

2. Gli strumenti di sostegno alla filiera editoriale. Verso una legge di sistema (Editoria 5.0)

La disciplina che regola l’intervento dello Stato nel settore dell’editoria è il frutto di una stratificazione di norme che si sono succedute negli anni, a partire dall’ultima legge organica, che nel 1981 aveva disposto il riordino delle misure di sostegno economico di tipo diretto (contributi) e indiretto (riduzioni tariffarie, agevolazioni fiscali e forme di credito agevolato) alle imprese della filiera editoriale (L. n. 416/1981).

Da allora, il legislatore è intervenuto più volte su questo insieme di misure, con interventi, anche di diversa ispirazione, che hanno mutato frequentemente sia il perimetro, sia l’allocazione dell’investimento pubblico tra i due tipi di misure.

2.1 Instabilità del quadro legislativo e incertezza sulle risorse

Ne è derivata una condizione di instabilità del quadro legislativo e di incertezza sulle risorse disponibili che ha in molti casi condizionato la stessa efficacia dell’intervento pubblico.

Come richiamato dalla Corte Costituzionale con la citata sentenza del luglio 2019, “le imprese editrici, da un lato, sono destinatarie di norme che le vedono come titolari di diritti rispetto all’allocazione delle risorse in questione; dall’altro, sono esposte al rischio di un parziale o addirittura totale taglio delle risorse stesse. Il sistema è dunque affetto da una incoerenza interna, dovuta a scelte normative che prima creano aspettative e poi autorizzano a negarle.” (Sent. 206 del 2019).

2.2 Esigenza di riordino e stabilizzazione della legislazione e dell’intervento pubblico

Oggi, questa esigenza di riordino e stabilizzazione della legislazione nel settore dell’editoria non è più differibile.

Si tratta di una sfida difficile, ma anche dell’occasione per cogliere tutte le opportunità offerte da una congiuntura politica e istituzionale per molti versi unica e particolarmente favorevole al cambiamento.

Il consolidamento dei processi di trasformazione digitale del sistema editoriale, da un lato, e l’esperienza maturata in questi anni attraverso l’azione dei governi che si sono succeduti, dall’altro, consentono oggi di riconsiderare complessivamente il modello di intervento pubblico, selezionando gli strumenti più efficaci, differenziandoli secondo la natura dei soggetti beneficiari e integrandoli tra loro secondo un nuovo approccio sistemico.

Questo quadro rende oggi possibile una riforma complessiva dell’interno quadro legislativo e regolatorio, che recepisca il necessario cambio di paradigma nel sostegno pubblico all’editoria.

2.3 Una nuova legge di sistema

In altri termini, occorre una nuova legge di sistema per l’editoria, per qualche verso paragonabile per impatto a Industria 4.0. Una legge che potremmo definire Editoria 5.0.

– stabilità e certezza alla contribuzione diretta

In questo contesto deve essere innanzitutto ridefinito e stabilizzato il sistema della contribuzione diretta. Il differimento di un anno dei termini – già previsti dalla legislazione vigente – per la riduzione dei contributi diretti all’editoria, proposto nel disegno di legge di bilancio per il 2020, è finalizzato proprio a ridisegnare, in tempi ragionevoli, questo sistema di sostegno, all’esito di un confronto con il Parlamento e con tutti i soggetti coinvolti. L’obiettivo è quello di dare stabilità e certezza alla contribuzione diretta, una forma di sostegno presente – (vedi prima parte) – in tutti i principali Paesi, che in linea con i recenti pronunciamenti della Corte Costituzionale deve essere mantenuta.

– la trasformazione digitale

In secondo luogo, occorre intervenire sulla cosiddetta digital disruption con interventi che stimolino la trasformazione digitale di tutte le imprese della filiera editoriale, senza abbandonare il sostegno alla produzione cartacea. L’obiettivo deve essere quello di valorizzare l’integrazione dei supporti cartaceo e digitale, anche attraverso appositi incentivi fiscali combinati, e di favorire progetti innovativi di R&D (Research and Development = Ricerca e Sviluppo).

In questo contesto, ha un’importanza cruciale l’investimento nelle persone e nella formazione di nuove professionalità.

– sostegno della domanda di informazione

Inoltre, è necessario introdurre nell’ordinamento forme adeguate di sostegno della domanda di informazione professionale e di qualità, anche in funzione di contrasto alle fake news e di promozione della lettura presso le nuove generazioni. Vanno in questo senso gli incentivi all’acquisto di abbonamenti a giornali e periodici previsti in via sperimentale dal disegno di legge di bilancio 2020 sotto forma di contributi alle scuole e ai singoli, che dovranno essere seguiti da misure strutturali di detrazione fiscale.

Allo stesso modo, occorre intervenire sulla rete di distribuzione e vendita, così come sul sistema complessivo della contribuzione indiretta.

uspi

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