Dopo due anni di pandemia da Covid-19 e trascorsi sette mesi dall’invasione dell’Ucraina, i cittadini europei credono che la diffusione di fake news sia il problema più urgente dell’era digitale. Questo è quanto emerge dal report annuale European Tech Insights 2022, pubblicato dal Centre for the Governance of Change (CGC) della IE University di Madrid.
In particolare, il 51,5% degli intervistati vuole vietare la disinformazione ed è favorevole all’introduzione di sanzioni per chi pubblica fake news. Tutte le nazioni europee, con eccezione di Romania ed Italia, si dicono d’accordo a combattere il dilagare della cattiva informazione.
Dalla ricerca risulta un altro dato che riguarda la sicurezza dei cittadini. Nello scenario geopolitico attuale è aumentata la paura per un possibile attacco cibernetico.
Il 67,3% degli europei teme un possibile cyberattacco ai danni delle infrastrutture pubbliche dei propri Paesi. Questo sentimento registra un aumento significativo nelle nazioni dell’Europa dell’Est.
D’altronde questi dati non sono dissimili da quelli già pubblicati nel 2018 da un report ordinato dalla Commissione europea per l’Economia Digitale. In questo caso l’83% dei partecipanti riteneva che “la disinformazione costituisse una minaccia per la democrazia”.
Da questa ricerca si sono mossi i primi passi in UE per combattere la cattiva informazione. Sempre nel 2018 è stato diffuso il primo “Codice di buone pratiche” per piattaforme online, associazioni di categoria e operatori del settore pubblicitario. Lo scopo era di migliorare le politiche sul controllo della veridicità delle notizie diffuse.
A questo primo Codice ne è seguito un altro nel 2022, “rafforzato”. Il regolamento prevede nuove norme specifiche per ampliare gli strumenti che consentono agli utenti di individuare e segnalare contenuti falsi o fuorvianti e aumentare la copertura delle azioni di verifica dei fatti in tutti i Paesi UE e nelle loro lingue.
Allo stesso modo, l’Unione si è mossa per regolare la diffusione di notizie sulle piattaforme digitali. Adesso i grandi dell’internet dovranno comunicare i propri codici di condotta su come vengono bloccate le fake news, assieme a più strette collaborazioni con i fact-checkers.
Dal report del CGC è apparso, soprattutto, il bisogno dei cittadini per un’informazione corretta ed affidabile. Un bisogno che l’Europa non ha tardato ad assecondare.
Articolo di Y.F.B.
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