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Facebook minaccia di oscurare i giornali australiani che chiedono di essere pagati per i contenuti

La nuova legge australiana che prevede l’obbligo per i big del web di pagare i contenuti agli editori è ancora in fase di approvazione, ma Facebook già minaccia i giornali: impedirà ai suoi utenti australiani di condividere gli articoli ripresi dai giornali, se dovesse passare il nuovo codice di condotta proposto lo scorso aprile.

“Con riluttanza smetteremo di consentire agli editori e alle persone in Australia di condividere notizie locali e internazionali su Facebook e Instagram. Questa non è la nostra prima scelta, è l’ultima. Ma è l’unico modo per proteggerci da una misura che sfida la logica e che non aiuterà, bensì danneggerà, la vitalità a lungo termine del settore australiano giornalistico e mediatico”. 

Will Easton, capo di Facebook in Australia e Nuova Zelanda

In poche parole, chi chiede di essere pagato viene in sostanza oscurato, perdendo milioni di lettori sul web.

Il primo ministro australiano, Scott Morrison, subito dopo la decisione di introdurre il Codice di Condotta per gli OTT aveva commentato che “il potere monopolistico non deve mai essere superiore alle leggi nazionali”. Ecco perché il governo, appoggiato dai principali editori del Paese, aveva varato il “codice di condotta vincolante” che obbliga Facebook e Google a pagare i giornali, quando utilizzano i loro contenuti, e a rendere trasparenti gli algoritmi che decidono la gerarchia degli articoli.

Con la pandemia e il conseguente lockdown la situazione dei giornali si è ulteriormente aggravata. Il calo drastico della pubblicità ha peggiorato le condizioni della maggior parte dei giornali, ecco perché queste minacce di Facebook rappresentano un reale pericolo per la sopravvivenza di questi mezzi di informazione. 

Facebook, affianca alla minaccia, una serie di dati che spiegherebbero come solo nei primi cinque mesi del 2020, il social di Zuckerberg abbia reindirizzato gratuitamente 2,3 miliardi di click a siti web di notizie australiani, un traffico stimato a circa 148 milioni di dollari.

Gli editori, dal canto loro, fanno notare che se Facebook porterà a termine la minaccia, vedrà sulle proprie piattaforme solo contenuti disinformativi e teorie complottiste, venendo meno l’informazione di qualità e professionale. 

Anche Google nelle scorse settimane aveva lanciato un avvertimento (che sa più di minaccia) agli utenti australiani tramite una lettera aperta: se dovesse essere realmente attuato il nuovo Codice di Condotta elaborato dalla Commissione australiana per la concorrenza e i consumatori, i servizi che possono aspettarsi saranno “drammaticamente peggiori”.

In Europa la situazione è leggermente diversa in quanto, nell’aprile del 2019, l’Unione Europea ha approvato una direttiva sul “diritto connesso”, stabilendo che gli editori hanno il diritto di negoziare con Google e Facebook un compenso per l’utilizzo dei loro contenuti. Gli Stati europei hanno due anni di tempo per recepire la norma. L’Italia non l’ha ancora fatto, la Francia è stata invece il primo Paese europeo ad adottarla

In ogni caso, la battaglia è appena cominciata e sarà fondamentale seguirne gli esiti perché costituiranno un importante precedente. In ogni caso i governi degli Stati dovrebbero intervenire per assicurare un futuro ai giornali che da anni ormai lottano per la sopravvivenza sul web. 

Irene Vitale

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