Che i modelli di business dell’editoria digitale abbiano la necessità di evolversi e cambiare ce lo ha dimostrato la pandemia. Con il drastico calo della pubblicità le aziende editoriali online hanno di conseguenza subìto importanti contrazioni nei ricavi e questo ha confermato una volta per tutte che non si può vivere solo di pubblicità. L’informazione di qualità, sia essa stampata su carta o diffusa online, deve essere giustamente pagata, per permettere anche a editori e giornalisti di continuare a svolgere al meglio il proprio lavoro, con precisione e professionalità.
Ecco perché suona decisamente realistica la previsione di Meredith Kopit Levien, manager da qualche settimana alla guida del NYT: entro il 2030, 100 milioni di persone avranno abbonamenti a servizi di news online in inglese. “Penso che si divideranno a metà tra Usa e il resto del mondo”, ha spiegato dicendosi convinta che il NYT abbia la possibilità di assorbire un quarto di questo mercato. Kopit Levien afferma anche che intende utilizzare i dati ricavati da questi abbonamenti per personalizzare ancora di più la pubblicità presente sul sito nel giornale: “Negli ultimi due anni, ha specificato, ci siamo comportati focalizzandoci sempre più sugli abbonamenti e facendo scelte orientate a offrire ottime esperienze agli utenti”.
Secondo la manager, infatti, c’è “una maggior volontà di pagare per le news”, a fronte di quello che ha definito “un calo nell’offerta del giornalismo di qualità”, calo che ha fatto inevitabilmente crescere la differenza tra il Times e l’offerta di news free.
I prossimi 10 anni, quindi, secondo la previsione di Kopit Levien, saranno fondamentali per vedere il cambiamento del modello economico di questo tipo di informazione, lasciando comunque alla pubblicità un ruolo di prim’ordine, targhettizzandola ancora di più utilizzando quindi i nuovi dati rilasciati dagli utenti.