Inaugurati gli “Stati Generali dell’Editoria” con poca enfasi e molta organizzazione, è necessario fare un primo punto sulla situazione e sulle prospettive.
Gli Stati Generali sono stati preparati adeguatamente. Efficace la suddivisione in cinque macro aree sulle quali non abbiamo ascoltato alcun dissenso.
Corretta l’impostazione della riunione di apertura, con la presenza del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte a rafforzare l’iniziativa assicurando l’appoggio del Governo.
Anche le polemiche sui relatori, o meglio sui non-relatori della prima riunione, sono state contenute dentro ambiti di correttezza istituzionale. E le critiche, perfettamente legittime naturalmente, si sono dimostrate costruttive e intelligenti.
Questa situazione ha generato il post del Sottosegretario Crimi su facebook, con l’invito a lavorare tutti insieme senza pregiudizi. Condivisibile, anche perché qualche pregiudizio si era notato, negli ultimi mesi.
Ora, però, lo sviluppo degli Stati Generali ci porrà di fronte a tematiche spinose quali:
a) il ruolo dello Stato nel settore dell’informazione, con le domande correlate su come lo Stato debba garantire il pluralismo;
b) il settore giornalistico, se sia, cioè, necessario l’Ordine dei Giornalisti, ma anche se sia veramente opportuno abolirlo in un momento storico in cui potrebbe invece essere il caso di rafforzare le istituzioni invece di abbatterle.
Sul primo punto, il Sottosegretario Crimi in un’intervista ha dichiarato che sulla contribuzione diretta non si torna indietro, perché questa forma di sostegno si è rivelata inadatta.
L’invito, quindi, è quello di trovare altra forma di sostegno al pluralismo.
Noi ci proveremo, certamente, e proveremo anche a ridiscutere la contribuzione diretta, magari modificandola.
Sul secondo punto, l’Ordine dei Giornalisti, noi crediamo che i momenti di trasformazione, in un sistema come quello italiano, vadano regolati attraverso le Istituzioni, per dare a un settore i necessari punti di riferimento.
E’ vero che la storia dice il contrario, ma l’informazione senza Ordine rischierebbe di svilupparsi in maniera non corretta.
Però siamo solo agli inizi.
Ci confronteremo con il Governo e con le altre parti sociali nell’ottica di un lavoro comune e senza pregiudizi, con l’unico presupposto della necessità di ascoltare le aziende e i lavoratori.