Social Media

DSA vs X: sistema di verifica fuorviante e trasparenza mancante

Secondo le indagini preliminari dell’Unione europea, il blue check di verifica del social X è ingannevole e fuorviante per gli utenti. Nuova accusa per Elon Musk che non rispetta ancora una volta le disposizioni del Digital Services Act (DSA). 

I primi risultati dell’indagine Ue mostrano un’inadempienza delle pratiche standard del settore da parte del social e, di conseguenza, della legge sui servizi digitali europei. 

Ma non solo. Oltre all’accusa riguardante il sistema di verifica, vengono riscontrati ulteriori problemi concernenti la trasparenza della pubblicità e la fornitura di dati pubblici ai ricercatori. 

“Aspetti chiave” non rispettati

“A nostro parere, X non rispetta il DSA in aspetti chiave della trasparenza, utilizzando schemi poco chiari per ingannare gli utenti, non fornendo un archivio pubblicitario adeguato e impedendo l’accesso ai dati per i ricercatori. […] La trasparenza è al cuore del DSA e siamo determinati a garantire che tutte le piattaforme, inclusa X, rispettino le normative”, ha spiegato Margrethe Vestager, Commissario Ue per la concorrenza.

L’Unione europea ha infatti esposto i problemi riscontrati sulla piattaforma X e spiegando gli ostacoli che rappresentavano per gli utenti. La non trasparenza e un fallato e ingannevole sistema di verifica hanno compromesso, dunque, la modalità di interazione tra utenti. 

X può rispondere alle accuse, ma dovrà presentare delle prove chiave per reagire alle contestazioni. In assenza di tali obiezioni, l’azienda tech di Musk potrà essere sottoposta anche a sanzioni pari al 6% del fatturato mondiale

Secondo il DSA, X è una tra le principali Big Tech con oltre 45 milioni di utenti mensili attivi in Ue e deve quindi essere strettamente monitorata.

L’accordo segreto illegale

Se l’Unione europea accusa Musk di diffondere disinformazione, Musk fa lo stesso nei confronti dell’Ue. In un post pubblico su X, il magnate americano replica dicendo che “il DSA è disinformazione!”.

Ha poi continuato con un secondo post affermando che “la Commissione europea ha offerto a X un accordo segreto illegale: se censurassimo silenziosamente i messaggi senza dirlo a nessuno, non ci multerebbero. Le altre piattaforme hanno accettato l’accordo. X no”, ha scritto.

Articolo di T.S.

uspi

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