Sono un milione le richieste europee di rimozione di contenuti online nel rispetto del diritto all’oblio inviate a Microsoft Bing e Google dal 2015 al 2021.
La metà proviene dall’Europa occidentale, secondo il report di Surfshark e sono aumentate del 30% con la pandemia. L’Italia si posiziona quinta con 89.000 richieste totali.
Il diritto all’oblio permette a una persona di richiedere la cancellazione di informazioni personali dal web. Può esserne richiesta l’applicazione per foto, video, articoli, post su social network o informazioni già archiviate da enti, organizzazioni e istituzioni.
Possono usufruirne tutti i cittadini dei Paesi Ue e See (Spazio economico europeo) secondo l’articolo 17 del GDPR (General Data Protection Regulation).
Il 2015 è stato il primo anno in cui gli utenti potevano esercitare il loro “diritto alla cancellazione”, durante il quale sono state registrate 169.000 richieste. Dal 2015 fino al 2021, ai principali motori di ricerca sono state presentate 1,6 milioni di richieste, il 95% delle quali a Google.
Per quanto siano diminuite negli anni 2016-2019, con la consapevolezza digitale scoperta durante il lockdown, le richieste sono salite del +30%. Arrivando a quota 161.000 nel 2020, si sono quindi triplicate rispetto al 2019.
Con la pandemia, gli utenti sono stati costretti a usare molto di più la dimensione virtuale e si sono ritrovati esposti ai pericoli relativi alla data protection. Si è raggiunta quindi una maggior consapevolezza dei propri diritti fondamentali sulla privacy.
La Francia è il primo Paese nella classifica Surfshark per numero di richieste (255.600), rappresentando un quarto delle domande esposte negli anni 2015-2021. La Germania è la seconda con 176.100 richieste e il Regno Unito terzo con 125.300. Solo considerando le richieste di cancellazione da parte di questi Paesi si raggiunge circa la metà di tutte le domande presentate.
L’Italia ha registrato un incremento di domande per il diritto all’oblio nel 2020 rispetto al 2019, con il +13%, e un ulteriore rialzo del +15% nel 2021, raggiungendo un record di 185.7000 richieste.
Più di 4 milioni di siti sono stati nominati nelle richieste di cancellazione nel periodo 2015-2021: la maggior parte delle domande non rientrano in nessuna categoria particolare. Il 17% riguarda le informazioni professionali (contatto, indirizzo di lavoro del richiedente, informazioni generali), il 10%, invece, riguarda gesti criminali. Il 6% delle pagine web segnalate per reati contenevano informazioni sul richiedente, sulla residenza e i contatti, oltre a foto e video.
Articolo di T.S.
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