Il 30 dicembre 2022 è entrata in vigore la “Riforma Cartabia del processo penale”, ovvero la legge 27 settembre 2021 n.134. Tale provvedimento contiene, all’articolo 64, il “Diritto all’oblio degli imputati e delle persone sottoposte ad indagini”.
Quindi dal 1° gennaio 2023 i motori di ricerca dovranno, per legge, deindicizzare le notizie riguardanti coloro che sono stati assolti o per cui è scattata l’archiviazione.
“I motori di ricerca dovranno dissociare i nomi degli assolti dalle notizie circolanti in rete sulle inchieste da cui sono risultati innocenti. Basta innocenti marchiati a vita da indagini finite nel nulla”. Lo annuncia in un Tweet Enrico Costa, parlamentare di Azione.
Per richiedere il delisting il soggetto richiedente potrà recarsi presso i giornali e i motori di ricerca munito della nota rilasciata dalla cancelleria del giudice che ha approvato la richiesta.
Questi seguiranno le loro tempistiche per il procedimento, ma il risultato finale sarà la deindicizzazione delle notizie personali riguardanti il richiedente.
Nel momento in cui le aziende dovessero rifiutarsi è possibile fare ricorso al Garante della Privacy, ma non si otterrà risarcimento per le spese legali del processo.
La riforma Cartabia presenta comunque delle lacune, in particolare per quanto riguarda il vero e proprio diritto all’oblio. Non è ancora possibile, infatti, deindicizzare le notizie che riguardano avvenimenti passati che non hanno più una rilevanza attuale.
Inoltre, la norma non è retroattiva poiché essendo una disposizione processuale non è soggetta all’applicazione della legge successiva più favorevole al reo. Di conseguenza non sarà applicabile ai casi accaduti precedentemente alla riforma.
Tuttavia, già a novembre 2022 un’ordinanza della Cassazione ha stabilito che la richiesta di deindicizzazione da parte di un cittadino italiano non riguardi più solo i motori di ricerca europei ma globali. Quindi l’unione delle due norme permette una deindicizzazione pressoché totale.
Articolo di L.L.
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