“Un anno fa, stanotte, probabilmente ce ne stavamo seduti in ufficio a dare i tocchi finali a ChatGPT prima del lancio della mattina dopo. Che anno è stato…”
Con queste parole Sam Altman, direttore di ChatGPT, festeggia il primo compleanno della sua compagnia. Anche in un’industria saturata dall’intelligenza artificiale, il chatbot di OpenAI supera con distacco tutte le applicazioni analoghe, avendo conquistato solo nel gennaio del 2023 – poco più di un mese dalla sua creazione il 30 novembre 2022 – 100 milioni di utenti attivi. Detiene tuttora il record della più alta crescita nella storia del World Wide Web.
ChatGPT: un mondo da scoprire
ChatGPT è un sistema di AI ad uso libero, alimentato dall’intelligenza artificiale e capace di imparare dalle conversazioni che gli utenti instaurano con “lui”. La sigla “GPT” sta appunto per “Generative Pre-trained Transformer”, indicando un sistema mutevole e in costante evoluzione.
Per utilizzarla basta digitare una domanda nell’apposito interfaccia: che si tratti di un quesito scientifico, un parere o un’assurdità ironica, l’algoritmo calcolerà e pronuncerà una risposta adeguata al contesto. Il format semplice, adattabile e leggero ha assicurato la popolarità del sistema, che ancora oggi domina la conversazione nel campo delle IA. Non mancano, tuttavia, gli imprevisti.
La partenza e il ritorno di Sam Altman
Molti di essi partono proprio da Sam Altman, il CEO del chatbot. Il 20 novembre di quest’anno, il Consiglio di Amministrazione di OpenAi aveva convenuto per il licenziamento del direttore. La posizione era passata ad Emmett Shear, in precedenza direttore del servizio di streaming dal vivo Twitch.
In un documento risalente al 17 novembre, l’ufficiale capo della tecnologia Mira Murati aveva annunciato che “la partenza del signor Altman segue un processo deliberato di revisione da parte del consiglio, che ha concluso che non fosse consistentemente trasparente nelle sue comunicazioni con il suddetto, danneggiando la sua abilità di continuare a guidare OpenAI”.
Dopo una settimana, OpenAI ha ritrattato e Altman ha riavuto il suo posto. Oltre ad esso, Altman mantiene la sua collaborazione con il team della Microsoft specializzato in IA, guidato da Satya Nardella.
Le accuse di plagio
Un’altra problematica, che accomuna OpenAi ad altre aziende di IA, consiste nelle accuse di disonestà e plagio. Tutti i software di IA sono interessati da accuse di tale tenore, in quanto l’algoritmo prende gli elementi di costruzione dei suoi risultati da materiale già costruito e li combina, senza dare credito alle fonti originali. Questo sistema, chiamato scraping, si verifica per il testo, le immagini e tutti gli altri contenuti.
OpenAI è stato accusato più volte, l’ultima volta a partire da un gruppo di scrittori guidati da Julian Sancton, a causa della tendenza dell’algoritmo di riprendere frammenti di romanzi pubblicati senza curarsi del diritto d’autore.
Per questo, l’Europa sta discutendo di una legge chiamata AI act, che richiederebbe ai sistemi di IA di informare in caso di utilizzo di dati protetti per i propri modelli. Al momento, però, nessuna delle grandi aziende che fanno uso di IA – Google, Meta e Microsoft – non sono a favore della proposta.
Articolo di M.F.Z.