Le trattative per l’AI Act sono concluse. Un accordo per regolare l’uso e le tecniche dell’intelligenza artificiale in Europa, che però non convince tutti, soprattutto per i tempi affrettati.
L’AI Act è finito
Quasi 900 pagine, che vanno approvate entro il 2 febbraio. Questa la struttura dell’AI Act, il documento che nel pomeriggio del 21 gennaio è stato condiviso tra i Paesi dell’Unione europea. Ma non tutti sono convinti da questa organizzazione, a cominciare dai firmatari.
In ambito europeo, l’accordo sull’AI è stato raggiunto nel dicembre del 2023. La firma dell’AI Act serve a regolare gli aspetti tecnici dell’intelligenza artificiale: che cosa si intende per “AI”, per quali scopi può essere utilizzata — sono esclusi, ad esempio, l’uso militare, di ricerca scientifica e di difesa statale – e gli obblighi da seguire nei casi in cui se ne faccia uso.
Alcune perplessità
Nonostante l’ampiezza del documento, ci sono voci poco convinte sulle modalità di pubblicazione. In particolare Luca Bertuzzi, il giornalista che ha ricevuto il compito di pubblicare il testo in esclusiva, sembra scettico verso le tempistiche a sua disposizione.
“I tempi sono piuttosto stretti e i delegati nazionali non avranno abbastanza tempo per analizzare l’intero testo, ma dovranno concentrarsi sugli articoli chiave. La Francia sta ancora sondando il terreno con altri Paesi sulla possibilità di formare una minoranza di blocco, almeno per ritardare il voto del COREPER (ndr. il Comitato dei Rappresentanti Permanenti, organo dell’UE che si occupa di preparare gli incontri all’interno dell’Unione) con l’obiettivo di inserire alcune concessioni nel testo”.
M.F.Z.