La lezione è stata tenuta dal Cons. Francesco Iannelli, Direttore del Ufficio per il sostegno all’editoria del DIE.
La mattina di venerdì 15 dicembre 2017, presso l’Hotel Columbus di via della Conciliazione a Roma, l’USPI ha organizzato un Seminario di studio sulla nuova Legge sui contributi pubblici all’editoria, in collaborazione con il Dipartimento Informazione e Editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Nel presentare agli astanti il Consigliere Iannelli, il Segretario generale USPI, Francesco Saverio Vetere, ha rimarcato l’operato di Iannelli, che è stato tra glia artefici determinanti della legge di riforma dei contributi al settore e della legge sul credito d’imposta per la pubblicità incrementale, con il riconoscimento delle testate online tra i media autorizzati.
LA RELAZIONE DI IANNELLI
Il ruolo del DIE
Iannelli ha tenuto a precisare che il Dipartimento e i suoi funzionari sono per una politica attiva e per il rispetto e la tutela dell’articolo 21 della Costituzione. L’informazione è funzionale all’ordinamento democratico dello Stato e necessita di un sostegno molto particolare e attento, perché non è un settore industriale come tutti gli altri. Gli editori devono essere sostenuti dal Pubblico per garantire la loro indipendenza, consapevolezza e responsabilità.
La qualità della normativa vigente non è eccellente, è lunga, stratificata negli anni e ha spesso subito interventi “spot”, dettati da logiche particolaristiche.
Un po’ di storia
Il Consigliere ricorda che ci sono stati, di recente, alcuni interventi di manutenzione della normativa di settore. Nel programma del Governo Monti era prevista l’abrogazione dei contributi pubblici, mentre con il Sottosegretario Peluffo fu varata una riforma migliorativa, anche se restrittiva degli aventi diritto. Da allora, e poi con il Sottosegretario Legnini (Governo Letta) che introdusse il sostegno alle ristrutturazioni delle imprese editoriali e norme per l’assunzione di giornalisti, non tutti i provvedimenti varati hanno avuto il successo sperato.
Si è, quindi, fatta strada nei Governi successivi la convinzione che servisse una riforma più generale e completa: si è intuito che fosse necessaria l’istituzione di un Fondo unico e complessivo, elastico e variabile, per adottare misure anticicliche più generali e non solo riguardanti i contributi diretti a fondo perduto. Si è provato a rimettere in moto il motore dell’editoria.
Con la legge 198/2016 e con i decreti attuativi successivi, si è stabilito un “Fondo per il pluralismo” che è strutturale. Anche le fonti finanziarie di alimentazione del Fondo sono strutturali: da quelle “storiche” (stanziamento annuale del governo) a ulteriori fonti, come il canone Rai e il contributo delle Agenzie di pubblicità.
In verità, per quest’ultimo contributo, introdotto con una modifica parlamentare e non governativa alla legge 198, manca ancora il Regolamento del Ministro dell’Economia e, di conseguenza, non è attivo.
Per quanto riguarda il Canone RAI, invece, c’è già tutto l’extra-gettito (125 milioni) e presto verrà varato il decreto di ripartizione tra Presidenza del Consiglio e Ministero per lo sviluppo economico.
L’attualità
Già da quest’anno – ha sottolineato Iannelli – le risorse sono state prelevate dal Fondo, ma la tempistica è stata disastrosa. Dal MISE i fondi stanno arrivando solo ora, invece che ad inizio anno, e il pagamento degli anticipi dei contributi sono stati prelevati dal bilancio della PCM. A luglio il Dipartimento ha pagato quasi il 50% del contributi, come anticipo. Il DIE riuscirà a pagare gran parte delle imprese entro dicembre. Resteranno fuori solo alcuni casi controversi.
Aspetti salienti della riforma
Il Consigliere Iannelli ha messo in rilievo alcuni aspetti innovativi della legge di riforma dei contributi all’editoria.
Sono rimaste, quasi invariate, alcune forme minori di contribuzione (come le pubblicazioni delle associazioni di consumatori, quelle per non vedenti e i giornali italiani all’estero o editi in Italia e venduti all’estero), mentre il legislatore è intervenuto in maniera innovativa sulla parte riguardante le cooperative di giornalisti e gli enti no profit. Per questi ultimi due tipi di editori, la disciplina ora è omogenea. Si è attuata una riqualificazione del settore degli Enti no profit, con particolare attenzione alle testate locali che raccontano il territorio e che concorrono al pluralismo democratico.
Tali testate non sono più racchiuse in una nicchia (con la riserva di una parte del fondo) e dovranno confrontarsi con i requisiti e le regole di tutti gli altri editori. La norma non è ancora attiva, i risultati si vedranno con i contributi del 2018.
Per le cooperative è stata prevista la presenza di un socio sovventore. Per tutti gli editori, invece, è stato imposto l’obbligo di avere un sito online in veste dinamica, cioè non solo la copia in pdf della versione cartacea.
La normativa sui contributi diretti è stata estesa anche alle testate giornalistiche degli editori nativi digitali. Previsti gli stessi requisiti. Purtroppo, per la stampa telematica mancano i dati scientifici di analisi. Speriamo di non aver scelto soglie d’ingresso alle provvidenze troppo elevate e onerose.
Bonus pubblicità
Iannelli evidenzia l’importanza della normativa sulla pubblicità incrementale delle imprese, dei lavoratori autonomi e degli enti non commerciali che effettuano investimenti in campagne pubblicitarie sulla stampa quotidiana e periodica anche on line e sulle emittenti televisive e radiofoniche locali. L’intento è quello di portare ottimismo per investire.
Anche questa è una misura strutturale che si protrarrà negli anni. Sono stati scelti solo alcuni media, per la stampa sono ricompresi tutti i giornali e periodici nazionali e locali.
Le modalità per usufruire del credito d’imposta sono demandate a un Regolamento della Presidenza del Consiglio. Questo Regolamento è all’esame della Ragioneria Generale dello Stato, poi andrà al Consiglio di Stato (che potrebbe imporre delle modifiche), dovrà essere firmato dall’Autorità politica, successivamente passerà per la Corte dei conti e dovrà essere pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Ci vorrà ancora qualche mese.
Poiché ill Dipartimento – ha precisato Iannelli – non potrà gestire migliaia di pratiche, la gestione è stata affidata all’Agenzia delle Entrate, che fornirà il modello di domanda e il codice tributo.
Con le anticipazioni del Regolamento, pubblicate sul sito del DIE, abbiamo dato un orientamento al settore: un vademecum che, per prudenza, non dice tutto quello che si troverà nel decreto, ma dove si trova tutto l’indispensabile per capire lo strumento.
Posso anticipare – ha concluso il Direttore – che vi saranno due canali distinti per stampa e radioTV locali. La prima domanda sarà più complicata, perché si porterà dietro gli investimenti effettuati nel 2017. Se l’incremento pubblicitario sarà ad incremento zero, potrà essere contabilizzato l’intero valore della spesa pubblicitaria. In caso di superamento del tetto di spesa previsto dal governo, si procederà alla ripartizione per quote.