Nunzia Catalfo e Andrea Martella hanno assicurato un’azione da parte dell’esecutivo in sede di Legge di Bilancio 2021 che si concretizzerà in uno slittamento di sei mesi dello scudo anticommissariamento.
Il ministro del lavoro, Nunzia Catalfo, e il sottosegretario con delega all’editoria, Andrea Martella, hanno assicurato un’azione da parte dell’esecutivo – in sede di Legge di Bilancio 2021 – che si concretizzerà in una primo intervento per avviare il percorso di messa in sicurezza dell’Istituto e in uno slittamento di sei mesi dello scudo anticommissariamento. La modifica è attesa con la riformulazione di un emendamento alla manovra che sarà presentata ad inizio settimana.
Sei mesi che, ha specificato il ministro Catalfo, dovranno servire a costruire un percorso «condiviso e integrato» per arrivare a una soluzione strutturale per l’INPGI. Questa soluzione, ha chiarito il sottosegretario Martella, non contempla l’ipotesi della garanzia pubblica nella misura di quanto chiesto dai membri di minoranza del Cda e, cioè, il ritorno a un ente pubblico con il completo ristoro dell’ente da parte delle finanze pubbliche, peraltro vietato dalla legge.
Possibile subentro dell’INPS
Martella ha ricordato come il comma 3 dell’articolo 1 del decreto legislativo n. 509 del 1994 – che ha privatizzato le casse previdenziali professionali – non consente «finanziamenti pubblici diretti o indiretti, con esclusione di quelli concessi con gli sgravi e la fiscalizzazione degli oneri sociali». Tale decreto legislativo interessa tutte le casse previdenziali private e il Governo non ha intenzione di modificarlo.
Il sottosegretario ha, quindi, sottolineato che l’unica garanzia pubblica che il Governo contempla è quella dell’assorbimento da parte dell’Inps, con quel che ne consegue. A questo proposito i consiglieri di maggioranza ritengono che sia inutile e irresponsabile continuare a chiedere soluzioni sulle quali non c’è alcuna disponibilità di apertura da parte del Governo.
Un piano severo di tagli alle spese
Il percorso per un possibile risanamento dei conti dell’istituto, sprofondati nel 2020 a un rosso di 250 milioni di euro, si fa sempre più ripido, difficile e scivoloso.
Si tratta di misure concrete, molto severe, sulle quali l’istituto è chiamato a pronunciarsi. Come l’anticipo di 10 anni, dal 2017 al 2007, dell’applicazione del sistema contributivo nel calcolo delle pensioni per i giornalisti attivi; un nuovo contributo di solidarietà a carico delle pensioni in essere. Ma anche l’allineamento dei requisiti della pensione di anzianità a quelli del sistema generale, la confluenza di Inpgi1 e Inpgi2 (la prima gestione in grave crisi, la seconda, relativa al lavoro autonomo, in attivo di 35 milioni nel 2020). E nuovi tagli ai costi dell’istituto.
La presidente INPGI Marina Macelloni, viceversa, ha ribadito che il CdA, nella sua autonomia, è responsabilmente pronto ad analizzare un piano di tagli alle spese e di aumento delle entrate, ma ha anche ribadito che le proiezioni dei conti dimostrano che non c’è soluzione credibile che non passi da un incremento degli iscritti.
Il Governo ha voluto sottolineare che il percorso di ampliamento della platea andrà fatto, ma coinvolgendo tutti gli attori coinvolti, specie alla luce dello stop posto all’allargamento ai comunicatori, rivelatosi al momento impraticabile.